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Diciotto prose poetiche di Renzo Cremona, in inglese. Nato a Chioggia (VE) nel 1971, Cremona ha studiato lingua e letteratura cinese, portoghese e neogreca presso l’Università di Venezia e svolge attività di consulente linguistico. Ha al suo attivo traduzioni dal cinese mandarino, dal mancese classico, dall’afrikaans, dal portoghese e dal neogreco.
Tra le sue opere: Foreste Sensoriali (1993), Lettere dal Mattatoio (2002, Premio Speciale della Giuria alla XI Ed. del Premio Internazionale Nuove Lettere, NA; 1° alla XXI Ed. del Premio Campagnola, PD; 2° alla V Ed. del Premio Emma Piantanida, MI), La Pergamena delle Mutazioni (2002, 1° alla III Ed. del Premio Anna Osti, Costa di Rovigo, RO; 3° al VI Concorso Guido Gozzano in Terzo, AL), Cronache dal centro della notte (2004, 1° all’VIII Ed. del Premio Mondolibro, Roma; 2° alla XXII Ed. del Premio Città Cava de’ Tirreni, SA), Tutti senza nome (2006, Premio della Giuria al Concorso Internazionale Città di Salò 2007, BS).

Sito dell’autore: www.renzocremona.it

Queste dodici recensioni sono un pretesto per enunciare dei concetti filosofici, è la dimostrazione che tramite dei film si può fare filosofia. In esse si dipanano alcune linee portanti come la musica e la danza di cui vengono delucidate delle caratteristiche concettuali. La musica e la danza sono viste come il culmine dell’essere, di qui la categoria della con-sonanza, la cui privazione, come in “Schultze vuole suonare il blues”, genera la deriva esistenziale nell’im-mondo. Aggettivazione sostantivata coniata sul modello di im-morale e im-mortale e che indica ciò che è l’altrove del mondo la cui sostanza è la comunicazione e la sua negazione genera lo scivolamento nell’im-mondo destino del solus ipse come in “Levity”. Se la verità dell’esserci è il con-esserci, il fondamento strutturale di quest’ultimo è la con-sonanza, concetto che ha a che fare con la musicalità come danza della voce. La danza è vista come il culmine della bellezza e questo apre un problema che potrebbe essere analizzato in quattro forme: 1) la danza del pennello 2) la danza della penna 3) la danza della voce 4) la danza del corpo. Essa come bellezza che non è invischiata nella terra né attratta dalla “gravità” del rituale della forza-lavoro permette a Billy Elliot di uscire dalla sua classe sociale, di essere ontologicamente “leggero” e quindi di superare il fondamento onnipervasivo senza scivolare nell’abisso dell’in-fondato come il protagonista di “La finestra di fronte”. In questo crescendo in quattro stadi si passa dal gesto della mano nella danza del pennello che è legata all’immagine, alla sua astrazione in cui si descrive l’essenza della cosa nella mediazione della scrittura che, come in “Secret window”, emerge dal nulla del protagonista, il nulla della follia in cui manca l’oggettivazione della voce, e culmina quindi nella danza del corpo in cui è oltrepassata la distinzione significante/significato. L’estetica come filosofia prima trova spazio in queste recensioni nelle sue varie forme: l’immagine e il segno distintivo che contrassegnano la nobiltà, la scrittura, il suono, che strutturato nella musica non è solo la manifestazione dell’essere ma la sua stessa struttura o sostanza, e appunto la danza che dissolve il vincolo strutturato del corpo, con un accenno alla teoria per cui la plasmazione della materia nell’arte non è soltanto espressione ma conoscenza. Mentre il filosofo attua una danza geometrica astratta di concetti che intendono ricoprire l’essere e rispecchiarlo, l’artista, in quanto plasmatore di materia, è il nuovo demiurgo platonico, che con la visione del mondo delle idee plasma e riplasma il mondo delle forme lavorando sull’apparenza. Concetto che Platone criticava in quanto l’arte, che è copia della copia, si distanzia doppiamente dalla verità. A nostro avviso invece essa si avvicina maggiormente alla verità immergendosi nella sostanza stessa dell’essere. L’artista non soltanto esprime la verità con efficacia, come diceva Bion a proposito dello psicanalista, ma la può effettivamente esprimere in una molteplicità di forme potenzialmente infinita in quanto è in con-sonanza con la verità stessa.