- Autore
- Titolo
- Collana
- Pagine
- Anno
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Vincenzina Scarabeo Di Lullo |
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Il fazzoletto rosso |
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Colibrì |
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100 |
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2014 |
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€ 10,00 |
Il primo elemento connotativo, che a lettura appena ultimata mi viene in punta di penna, è che in sette racconti si riscontrano sette motivi ispiratori. Cosí tanto – dunque – offre la breve silloge di Vincenzina Scarabeo Di Lullo. E si va dall’idea di libertà dello scontroso barbone milanese alla metafora del leone nel canto – in treno – di un africano, passando poi, nell’ordine, attraverso il problema del giovane contemporaneo esposto alla tentazione di amori clandestini e del facile guadagno da spaccio di stupefacenti; allo sbandarsi generale dell’esercito italiano dopo l’armistizio di Cassibile del 3 di settembre 1943; alla “rivincita” dello studente povero che nel licenziarsi dalle Medie di primo grado legge nel sorriso del piú caro dei suoi docenti una enigmaticità piú ambigua di quella – famosissima – della Gioconda di Leonardo; al tema della morte in un ammalato terminale; al dramma – infine – di una moglie infelice che decide di sopportare le angherie di un marito geloso e manesco pur di salvare, a beneficio dei figli, l’unità della famiglia.
Una varietà di motivi, come si vede, che rende testimonianza di una pari varietà di interessi in un’autrice la cui esperienza professionale, di docente prima, poi di dirigente scolastico, ne ha fatto donna attentissima alla complessa fenomenologia socioantropologica del no-stro tempo.
Cosí oggi, dopo lungo periodo (ne sono piú che certo) di sedimentazione, vedono la luce – per le Edizioni Eva – in formato Colibrí pagine destinate a segnare le coscienze dei fruitori, specie se giovani, vista la tipologia delle tematiche sviluppate e la portata didattico-educativa delle vicende riferite.
Il testo, il cui titolo riconduce a un periodo storico terribile dell’appena trascorso Novecento, rifugge da ogni tentazione da enfasi: Chi vi cercasse elementi esornativi adottati a mo’ di vezzosi abbellimenti ne uscirebbe deluso.
L’impianto linguistico-espressivo privilegia, sintatticamente parlando, il periodo composto, ma senza eccedere in subordinate. Il che mentre evita il diluirsi in digressioni della pregnanza significante dei racconti, fa fede, nella Scarabeo, di una sobrietà di stile che consente al lettore di andare dritto al cuore del messaggio narrativo. Che è poi l’intendimento stesso dell’autrice.
Aldo Cervo