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  • Autore
  • Amerigo Iannacone e gli amici di "Ad Flexum"
  • Titolo
  • Legàmi
  • Collana
  • Il Cormorano
  • Pagine
  • 106
  • Anno
  • 2018
  • Prezzo
  • € 15,00
  • Isbn
  • 978-88-94866-17-9


Nel momento in cui si è diffusa la notizia della tragica scomparsa di Amerigo Iannacone, tutti coloro i quali avevano avuto a che fare con lui, non pochi, sono stati assaliti da sgomento e incredulità, da un senso di sfiducia e di vuoto difficile da colmare, anche a distanza di tempo, mitigato solo dal ricordo di una persona eccezionale, sempre prodiga di consigli, di suggerimenti, di sollecitazioni attinti dal suo ampio bagaglio umano e culturale.
È stato un uomo semplice, ma serio, disponibile ed estremamente competente in diversi campi, uno «spirito libero» della poesia, delle lingue (come l’esperanto di cui era un approfondito studioso e appassionato estimatore), della storia, e un professionista dell’editoria.
Dunque il Centro Documentazione e Studi Cassinati-Onlus, anche sulla scia dell’articolo in suo ricordo già pubblicato su «Studi Cassinati» (a. XVII, n. 3 luglio-settembre 2017, pp. 212-213), ha inteso aderire pienamente alle sollecitazioni dell’Associazione Ad Flexum di San Pietro Infine e del suo presidente Maurizio Zambardi che con la stampa di questo volume hanno inteso onorare la memoria di Amerigo Iannacone, scrittore, critico, editore, il quale aveva allargato i suoi addentellati culturali dal venafrano e molisano in genere anche al cassinate, con le tante attività avviate con tanti amici, basti ricordare, nello specifico, quelle proprio di S. Pietro Infine, con la sua assidua presenza in convegni e manifestazioni e il valido apporto offerto nell’Associazione Ad Flexum, oppure quelle di S. Vittore del Lazio fra l’altro anche nella preziosa collaborazione alla realizzazione del sito internet del Comune nella versione in esperanto.

Gaetano De Angelis-Curtis
(Presidente del CDSC Onlus)
Cassino, 7 maggio 2018

  • Autore
  • Mariano Coreno
  • Titolo
  • La notte nuda
  • Collana
  • I Colibrì
  • Pagine
  • 86
  • Anno
  • 2018
  • Prezzo
  • € 12,00
  • Isbn
  • 978-88-94866-16-2


Il poeta dagli occhi pieni di paradiso

“Io sono Amore, e qui regnavo solo
nel giardino che vedi…”
Lord Alfred Douglas

Il volumetto La notte nuda di Mariano Coreno è il primo della nuova serie dei Colibrì.
Voce chiara, raccolta, intima, affettuosa ed attenta al gusto delle epoche attraversate senza minimamente rendere carsico il flusso della bellezza e della religiosità dei paesaggi, brillantemente vissuti dall’autore nella triplice veste di bambino, marito-padre, e nonno:

Sulle tue labbra
i miei baci
rose son diventati.
Ti prego di non specchiarti
nell’acqua del laghetto:
potresti perdere le mie rose
e le tue che tieni al petto.

Tutte le notti il poeta Mariano Coreno si addormenta sotto il limpido cielo stellato d’Australia, abbracciato a Rosetta. La dolorosa scissione delle misure illude il mare sul possesso dei piccoli granelli di sabbia, ripetutamente rincorsi e repentinamente perduti dalle onde:

Nonno, un po' entomologo
e bevitore di vino,
appendeva tutti i suoi indumenti
ad una forca con due rebbi
attaccata al muro
prima di infilarsi nel letto
emettendo un lungo sospiro
vinolento simile ad un lamento.

Qualche amico comune si è arreso alla sacralità dell’interpretazione del verso, ed ha schiaffeggiato sul viso Mariano; impermeabile e duro, Mariano resiste. Esiste:

La notte nuda
si copre di buio
e gira per le strade
senza farsi conoscere.

E se poi spunta la luna
cambia appena colore
ed invita i gatti
al rito dell’amore.

Il poeta dagli occhi pieni di paradiso, nella risalita alle Fonti, canta di un piccolo tramonto che attraversa l’Oceano:

La stretta cucina
dei nonni
era talmente nera
che la sera
non bastava la luce
della candela.

Antonio Vanni

  • Autore
  • Rossella De Magistris
  • Titolo
  • In cammino
  • Collana
  • La stanza del poeta
  • Pagine
  • 122
  • Anno
  • 2018
  • Prezzo
  • € 10,00
  • Isbn
  • 978-88-94866-15-5


Si è messa “in cammino” un po’ tardi, Rossella, ma ha ancora tanta strada da fare – ed è commovente accompagnarla in questo suo percorso di rilettura esistenziale affidata alla poesia. Ha scritto per anni, conservando in quaderni sparsi i suoi testi, nemmeno pensando seriamente ad una possibile pubblicazione, ad una condivisione del suo vissuto poetico. Ora che ha deciso di offrirsi e misurarsi con un pubblico, sta sistemando con passione e pazienza quei quaderni, e va componendo sillogi organiche – In cammino è la seconda, molto più imponente della prima, Uno spicchio di sole, uscita ormai oltre due anni fa.
Rossella de Magistris non ha certo fretta di andare da qualche parte, ma sa che il cammino intrapreso con la pubblicazione di questi suoi libri la porterà lontano. Frequenta da tempo ambienti letterari nei quali conosce compagni di strada e nel confronto misura le proprie esperienze. Sa che la poesia è una padrona terribile, ma sa di poterle essere fedele.
L’analisi introspettiva è ancora una delle cifre che caratterizzano il fare poetico dell’autrice. La genuina voce dei sentimenti e la volontà di esporsi in un dettato lirico qui sono tutt’uno, poiché in lei non vi è distinzione tra essere e apparire. “Cuore”, “anima”, e “vita”, “amore” e “dolore”, ma anche “giorno” e “tempo” sono fra le parole ricorrenti in questa silloge – calata dunque nella dimensione temporale, la poesia è in fin dei conti uno specchio nel quale verificare le manifestazioni del quotidiano sentire.
Ben si comprende, sfogliando queste pagine, la sofferenza di sfondo a quanto di vita pur si riesce a cogliere: spesso si avverte, infatti, ed è più intensa di come appariva nel primo libro – e ha un procedere strisciante o incombente –, di solito superata a stento con dolorosa fatica, raramente con soddisfatta serena gioia, si avverte la morsa della consapevolezza che la vita non fa sconti a chi sbaglia.
Rossella de Magistris è comunque in vista di un appagante traguardo: trapela dai suoi versi e ci si può pertanto attendere tranquillamente la realizzazione di un obiettivo non di poco conto – la piena definitiva conquista di sé. Il che avviene appunto attraverso la pratica della poesia alla quale da qualche anno lei si è dedicata. Perché, dedicandosi alla revisione e scrematura dei famosi quaderni, sistemando queste raccolte, che sono destinate alla pubblicazione, e quindi offrendosi ad un giudizio non occasionale, lei sa che sta costruendo un’immagine di sé che rimarrà.
La poesia viene in questo caso usata come un sano rimedio, alla maniera sveviana, in certo modo, quasi per guarire dalla malattia che è la vita. Forse è vero che i poeti sono “folli come me” (per citare dall’ultimo testo di questo In cammino), ma hanno almeno capito che “questa vita, comunque sia, è la vera vittoria” – ed è una vera conquista, una dichiarazione non solo di poetica, ma una salvifica disposizione d’animo che consente di uscire “in purità di canto” dalla cattiveria del mondo, dal “male di vivere” che abbiamo conosciuto tutti e che spaventa però soltanto coloro che non sanno come esorcizzarlo, magari raccontandolo e partecipandolo.
“Senza vincoli e catene, libera d’amare”: così Rossella in poesia – e nella vita – vuole essere e vuole darsi. Principalmente alla famiglia, a chi le è vicino da sempre e ha condiviso il bene e il male, la felicità e lo sconforto, i desideri e le frustrazioni. Tutto questo è la sua poesia, il suo dirsi continuamente non solo per uno “sfogo dell’anima”, per scaricare il peso e alleggerirsi degli affanni, ma proprio per “amore”, per la convinzione che la poesia possa, consolando, unire anime in cerca di reciproco amore.

Poesia
anima mia che anela
a sviscerar passioni e sentimenti,
sensazioni dell’essere emozione.
E poi amore, unico, vero amore d’immenso.
Poesia che crea e stupisce,
annovera e consola,
sfogo dell’anima insieme
oppure sola.

Giuseppe Napolitano

  • Autore
  • Maria Benedetta Cerro
  • Titolo
  • La soglia e l'incontro
  • Collana
  • La stanza del poeta
  • Pagine
  • 106
  • Anno
  • 2018
  • Prezzo
  • € 8,00
  • Isbn
  • 978-88-94866-14-8


Esistono incontri in cui l’anima si dona, accoglie, incide segni. E c’è l’incontro che ha nella soglia l’unicità e il limite. Solo alla parola è concesso il varco che dà vita al dialogo e che immette in una totalità ignota all’anima stessa.
Questo è l’incontro poetico, il mio incontro con Riccardo Scrivano, che in quarant’anni segnati da reciproche vicende letterarie ed esistenziali, prevalentemente condivise a distanza, ha avuto cura della mia poesia con immutato interesse e rara generosità.
All’Amico e al Maestro, con cui la mia poesia ha nel tempo profondamente dialogato, dedico questo libretto che ha preso avvio da un manipolo di versi che gli inviai manoscritti e che egli si occupò di far trascrivere e di trasmettere a Stefano Verdino per la rivista Xenia, accompagnandoli con una preziosa nota critica.
A quelle sette brevi poesie sul tema della scrittura ho aggiunto alcune riflessioni derivanti da una rilettura delle lettere a Lucilio di Seneca e una dozzina di poesie “musicali”, dettate cioè da un ritmo interiore naturale, quasi un ritorno (o un cedimento) a quella musica che ha sempre caratterizzato il mio pensare in versi e che spesso ho fieramente fronteggiato come una insidiosa seduzione, confinandola nel remoto recesso delle cose dismesse. L’ultima sezione contiene alcuni testi, detti “di un tempo minore”, quasi un diario della quotidianità.
La plaquette accoglie solo la parte più recente dei versi inviati negli anni, nel corso di una corrispondenza a volte assidua, altre volte più diradata nel tempo, ma ininterrotta e sempre intensamente animata da stima reciproca e sincero affetto.

Nota dell'autore

  • Autore
  • Chiara Franchitti
  • Titolo
  • Tracce d'eternità
  • Collana
  • Il Cormorano
  • Pagine
  • 56
  • Anno
  • 2017
  • Prezzo
  • € 14,00
  • Isbn
  • 978-88-94866-03-2


Già il titolo, Tracce d’eternità, di questa prima raccolta di poesie di Chiara Franchitti, ci dice molto. Già ci introduce, in un certo senso, allo spirito che guida la scrittura di Chiara, e quindi alla tematica prevalente delle poesie, che sono pervase, quasi tutte, da una sincera spiritualità.
Conosco Chiara da alcuni anni ormai. Ha collaborato con me all’editing di alcuni libri, è lei stessa autrice-curatrice – in collaborazione con Carmen Buono – di tre libri, Frammenti di speranza, Ferma il tuo esodo e Modellati dalla tenerezza. È coautrice con altre tre colleghe del libro Quattro autori per quattro medioevi?, ed è curatrice di alcune altre pubblicazioni.
Fin dalle prime volte che l’ho incontrata, Chiara mi ha sorpreso per la maturità e per la notevole cultura che mostrava, a dispetto della giovane età e poi mi ha sorpreso per la sua dimestichezza con il lavoro editoriale. Ma, a parte questo, mi ha favorevolmente colpito per il suo carattere aperto e ben disposto nei confronti degli altri, e per l’atteggiamento con cui si pone di fronte alla vita, per l’impulso ottimista, che le fa trovare e cogliere in ogni cosa, in ogni evento, in ogni vicenda l’aspetto positivo.
Non mi sono meravigliato quando, la prima volta, ho saputo che scriveva anche poesie. Mi ha dato a leggere i suoi testi e li ho trovati validi e degni di far parte di un libro della collana “L’Albatro”.
Tutta la raccolta è sottesa dal filo conduttore di quella spiritualità, di cui parlavo, ma ti rendi conto che non si tratta solo di un atteggiamento e nemmeno di una scelta, ma di una sua disposizione naturale. Alcune poesie sono quasi delle preghiere. Si legga “Vieni!”.

Spegni il caos della mia mente,
fatti strada tra i pensieri,
scaglia, getta, butta giú tutte le porte,
irrompi dentro me, riempimi di te.

Grida, urla a squarciagola,
fissati davanti al mio sguardo.
Ti prego, insisti,
ho sete di te.

Vieni, vieni,
io ti aspetto.
E se già sei accanto a me
ti supplico, accendimi la luce.

È una preghiera, ma una preghiera che non rinuncia a una lingua piuttosto vigorosa.
“Tu sei”, un’altra poesia-preghiera che vale la pena citare:

Il tuo silenzio
è il grido della tua presenza,
o Padre d’Amore.
Ti annulli in mollichina
e sei qui
sulla soglia di casa
con le braccia spalancate
ad attendere me.

Ma le dovrei citare quasi tutte. È ovvio che non potremmo leggere le poesie di Chiara prescindendo dalla forte spiritualità che le caratterizza. Questa sua peculiarità non le impedisce però di scrivere anche versi delicatamente sensuali. E ci sono anche versi per la persona amata (al fidanzato dedica, tra l’altro, l’acrostico “Festa”, giocando sul significato del cognome).
Spesso i versi sono caratterizzati, più che da musicalità, da quella che è proprio “cantabilità” e qui scopriamo uno dei tanti interessi e attività di Chiara (che suona la chitarra, fa parte di un coro, è capo scout, assume spesso il ruolo del cosiddetto ghost writer, ecc.). Se andiamo a leggere il testo “Orme su foglie”, vi troviamo quello che è il testo di una canzone con rime e metrica e anche con un refrain (“Brevi ma intense / giornate d’autunno / lasciano orme / su manti di foglie.”»
E voglio concludere con una poesia che ci presenta un ritratto morale, sia pure involontario, dell’autrice. La poesia è datata 2007, quando Chiara era ancora al liceo. C’è rabbia, “lacrime di rabbia”, per la sua “sete di conoscenze”, “voglia di sapere”, “desiderio di cultura”, che i suoi insegnanti non soddisfano.

Lacrime di rabbia

Sete, sete di conoscenza.
Voglia, voglia di sapere.
Desiderio, desiderio di cultura.

Soffoco, quasi non respiro.
Busso alle porte,
a tante porte,
ma nessuno è disposto ad aprirmi,
nessuno è disposto a dissetarmi.

Ho sete, a tratti svengo.
Vorrei urlare, ma non ho voce.
Sono priva di forze
e piango, piango di rabbia.

E allora, benvenuta, Chiara, nel mondo della poesia, benvenuta a una nuova voce poetica di cui il Molise può andare fiero.

Amerigo Iannacone
4 giugno 2017, Ceppagna

  • Autore
  • I Poeti Extravaganti
  • Titolo
  • Termoli 2017
  • Collana
  • La stanza del poeta
  • Pagine
  • 88
  • Anno
  • 2017
  • Prezzo
  • € 8,00
  • Isbn
  • 978-88-94866-13-1


La nave dei poeti è rimasta in porto

                                                            Verso un luogo diverso
                                                            Ad Amerigo Iannacone

Inconosciuto inconoscibile ultimo
dei luoghi di tua vita vai da solo
al viaggio che ti porta oltre te stesso
E solo scopri quanto già vissuto
nella memoria avevi un luogo simile
poiché altri – tanti e troppi –
gli incontri che ti hanno preceduto
Da solo qui ognuno che rimane
a domandarsi quanto
abbia avuto senso per te per tutti
credere in un bel sogno.

Voglio aprire con questo mio pensiero per Amerigo, già pubblicato nel numero di agosto de “Il Foglio volante” –interamente dedicato a lui – perché quest’anno a lui in memoriam è stata dedicata l’undicesima edizione degli incontri dei “poeti extravaganti”, denominati “La nave dei poeti” (incontro che si sarebbe dovuto svolgere alle Isole Tremiti, come d’abitudine ai primi di settembre, ma è stato poi spostato a Termoli, per ragioni climatiche).
Il 1° ottobre quindi, in una gradevolissima giornata d’inizio autunno, in un albergo sul mare, si sono trovati e ritrovati una quindicina di poeti, alcuni di vecchia frequentazione (come Francesco Paolo Tanzj, il quale, insieme a Ida Di Ianni, fu dodici anni fa tra i fondatori dell’iniziativa, e Luciano D’Agostino); altri nuovi (Antonio Vanni e Ludovica Tozzi) o inseriti solo da pochissimo nel gruppo degli “extravaganti” (Virginia Notarpasquale).
La commemorazione di Amerigo Iannacone (noto a tutti per la sua attività editoriale nel Molise, oltre che per la sua poesia), protagonista in quasi tutte le edizioni dell’incontro tremitese, è stata toccante e misurata nei toni, curata dallo storico fotografo degli “extravaganti” Oscar De Lena, autore di un video ricordo molto apprezzato, in particolare da Renzo, figlio di Amerigo, venuto a Termoli per l’occasione. I poeti tutti convenuti hanno rivolto allo scomparso compagno di viaggio un pensiero affettuoso, alcuni hanno letto per lui versi suoi o di testimonianza. Senza ombra di retorica, ma la celebrazione dell’assente è stata particolarmente intensa. Dopo, dopo il pranzo riuscito e gradito, con la guida di Oscar ci si è recati nel centro storico di Termoli, per visitare il castello e la cattedrale, passare nello strettissimo vicolo record e finire nel bar dedicato al grande Jacovitti.
Siamo all’undicesima edizione della “nave dei poeti” (stavolta …rimasta in porto) e non è certo finita qui: l’intenzione, l’impegno sono per continuare ad incontrarsi ancora. Chi vorrà: non si nasconde la stanchezza di qualcuno, che magari vorrebbe un cambio di formula, o un cambio di destinazione (e con Amerigo da un paio di anni si organizzavano analoghe riunioni poetiche a Venafro e altrove). Ma l’idea di vedersi – una o più volte l’anno – per ascoltarsi e scambiarsi poesia è viva e sosterrà la volontà di ripetere l’incontro anche l’anno prossimo, e sia pure “la nave dei poeti” – per l’alto mare aperto, verso le isole Diomedee...

Giuseppe Napolitano


Poeti alle Tremiti
(26 agosto 2008)

Nel chiostro tremitense
si librano parole di poeti
s’incrociano versi
tersi o elaborati
s’innestano a frammenti
di Ovidio e di Saffo
in un’atmosfera
di magica armonia.

                    Amerigo Iannacone

  • Autore
  • AA.VV.
  • Titolo
  • Poesia da tutti i cieli 2017
  • Collana
  • Premio Poesia da tutti i cieli
  • Pagine
  • 232
  • Anno
  • 2017
  • Prezzo
  • € 18,00
  • Isbn
  • 978-88-94866-08-7


Difficile per me, quest’anno, vergare le righe di prefazione della consueta antologia, perché il pensiero inesorabilmente corre alla tragica vicenda che ha strappato Amerigo Iannacone a questa terra, ai suoi affetti, agli amici, agli estimatori. Questa antologia per tre anni è stata una delle sue creature. Curata da Giuseppe Campolo, era poi impaginata e seguita scrupolosamente da Amerigo con la stessa passione con cui si dedicava a tutti i lavori che investivano la sua sfera creativa e ai libri da lui editi con una frequenza straordinaria, quasi avesse timore che il tempo assegnatogli non fosse sufficiente a portare a termine i suoi progetti. E mancherà al tavolo della Giuria, alla cerimonia di premiazione alla quale ha sempre presenziato, mancherà il suo intervento ricco di riflessioni sull’Esperanto, che egli amava e al quale aveva dedicato molte energie. Suo, fra l’altro, un prezioso manuale con a margine un opportuno dizionarietto Italiano-Esperanto. Ma ciò non escludeva il suo interesse per la lingua italiana.
Era un linguista come pochi. Lo seguivo nel suo Flugfolio che mi inviava puntualmente per e-mail. Leggevo nelle sue considerazioni sull’andazzo comune di questi ultimi tempi il suo rammarico per uno scadimento della lingua scritta che evidenziava la trascuratezza e, in certi casi, l’abbandono delle norme grammaticali e/o sintattiche.
E questa antologia vede la luce per l’impegno di Giuseppe Campolo, che, come tutti noi della Giuria, desidera che il lavoro appassionato di Amerigo comunque continui.
Anche per questa quarta edizione del concorso ci sono giunte le luci, ora intense, ora soffuse di versi sbocciati nel cuore e nella mente di poeti che hanno sentito l’esigenza di esprimere sentimenti e di diffonderli quasi a cercare condivisione. Sono versi che si propongono come atto d’amore e di sensibilità, versi che toccano sentimenti universali nella rappresentazione della vita fatta di distacchi, di strappi, di lacerazioni, nella lucida consapevolezza della condizione di universale precarietà umana. Frequente è l’atteggiamento di amore per la vita, ma è il “doloroso amore” di un Saba o il “disperato amore” di un Cesare Pavese, insieme alla presa di coscienza della vacuità delle illusioni.
In definitiva le liriche selezionate trasmettono il brivido intenso del mistero dell’esistenza.
Una costante è la ricerca della felicità che solo gli affetti possono regalarci, come nel sonetto che si è aggiudicato il primo premio (Cammineremo insieme). Molti i poeti che si sono ispirati ai dolorosi eventi del nostro tempo come, ad esempio, l’autore di Noi bambini (terzo premio), auspicando una pace duratura nel mondo. Altri hanno trovato rifugio nel sogno o si sono aggrappati alla memoria. La parola ora descrive, ora evoca, suggerisce e comunque scolpisce immagini che colpiscono emotivamente il lettore.
E saranno, anche questa volta, i poeti e i lettori di tutti i Continenti a sentirsi idealmente vicini grazie a questa formula vincente di una lingua che veicola l’arte poetica e, insieme, il messaggio di pace universale, in questo tempo in cui insensatezza e atroce violenza attraversano il mondo, spargendo dolore e morte.

Anna Maria Crisafulli Sartori

Estas malfacile por mi, ĉi jare, verki la antaŭparolajn vortojn de la kutima antologio, ĉar fatale la penso kuras al la tragika okazo, kiu forŝiris Amerigo Iannacone el tiu ĉi tero, siaj amoj, amikoj, kaj estimantoj. Ĉi tiu antologio dum tri jaroj estis unu el liaj kreitaĵoj. Kutime redaktita de Giuseppe Campolo, poste ĝi estis enpaĝigita kaj plenprizorgita de Amerigo kun la sama pasio, per kiu li sin dediĉis al ĉiuj laboroj kiuj koncernis lian krean sferon kaj al la libroj, kiujn li eldonis kun eksterordinara ofteco, kvazaŭ li timus, ke la tempo disponigita al li ne estus sufiĉa por kompletigi siajn projektojn. Kaj oni sentos lian neĉeeston ĉe la tablo de Juĝantaro, dum la premiada ceremonio, en kiu li ĉiam partoprenis kaj la neĉeeston de lia prelego, ĉiam riĉa je pripensoj pri Esperanto, kiun li amis kaj al kiu li dediĉis multajn energiojn. Li ankaŭ verkis, interalie, altvaloran lernolibron kun taŭga vortareto Itala-Esperanto. Sed tio ne ekskludis lian intereson pri la itala lingvo.
Li estis lingvisto kiel malmultaj. Mi sekvis lin en lia Flugfolio, kiun akurate li sendis al mi interrete. Mi ekvidis, en liaj konsideroj pri la rutino de la lastaj tempoj, lian bedaŭron pro la defalo de la skribita lingvo, kiu rimarkigis la nezorgon kaj, en iaj kazoj, la forlason de la normoj gramatikaj kaj/aŭ sintaksaj.
Kaj tiu ĉi antologio vidas la lumon danke al la zorgemo de Giuseppe Campolo, kiu, kiel ĉiuj ni el la Juĝantaro, deziras ke la pasia laboro de Amerigo tamen pludaŭros.
Ankaŭ dum ĉi tiu kvara eldono de la konkurso atingis nin la lumoj, kelkfoje intensaj, alifoje vualitaj de versoj ekflorintaj en la koroj kaj mensoj de poetoj, kiuj sentis la bezonon esprimi sentojn kaj diskonigi ilin kvazaŭ peti partoprenon. Ili estas versoj, kiuj sin proponas, kiel ama kaj sentema agoj, versoj, kiuj tuŝas universalajn sentojn en la prezentado de la vivo farita el disiĝoj, ŝiroj, disŝiriĝoj, en la klara konscio pri la universala homa necerteco. Estas ofta la sinteno pri amo por la vivo, sed estas la “dolora amo” de iu Saba aŭ la “senespera amo” de iu Cesare Pavere, ekkonsciiĝante pri la vakueco de la iluzioj.
Fine, la elektitaj lirikaĵoj sentigas la intensan ektremon de la ekzistomistero.
Konstanta elemento estas la serĉado de feliĉo, kiun nur la amsentoj povas al ni donaci, kiel la soneto, kiu gajnis la unuan premion (Ni marŝu kune). Multaj estas la poetoj, kiuj inspiriĝis el doloraj eventoj de nia tempo, kiel, ekzemple, la verkinto de Ni infanoj (tria premio), dezirante daŭran pacon en la mondo. Aliaj rifuĝis en la revon aŭ alkroĉiĝis al la memoro. La vorto kelkfoje priskribas, alifoje elvokas, sugestas kaj ĉiukaze ĉizas imagojn kiuj impresas emocie la leganton.
Kaj estos, ankaŭ ĉifoje, la poetoj kaj la legantoj el ĉiuj Kontinentoj sin senti idee proksimaj danke al la venka formulo de lingvo, kiu vehiklas la poezian arton kaj, kune, la mesaĝon de universala paco, en tiu ĉi tempo en kiu malsaĝo kaj terura perforto trairas la mondon, dissemante doloron kaj morton.

Anna Maria Crisafulli Sartori

Doppio colpo in Molise per il poeta pontino Giuseppe Napolitano, abbastanza noto peraltro alle cronache letterarie della regione per le sue numerose presenze in occasione di incontri culturali da Agnone a Termoli, da Isernia a Campobasso.
Proprio qui di recente ha presentato l'ultimo lavoro storico di Antonio Masi, “La forza dell'utopia”, dedicato alla Guerra di Spagna. A Termoli ha partecipato all'annuale raduno dei “poeti extravaganti”, intitolato quest'anno alla memoria del compianto poeta Amerigo Iannacone, fondatore delle Edizioni Eva e del mensile “Il Foglio volante”.
Stavolta dunque Giuseppe Napolitano si presenta in terra molisana con due suoi lavori di poesia, pubblicati da editori locali: “Grammatica interiore” (Volturnia Edizioni, Cerro al Volturno) e “Dialoghi” (Edizioni Eva, Venafro).
Si tratta di due libri di traduzioni: il primo accoglie 22 poesie di Napolitano, una antologia rappresentativa del suo fare poesia, tradotte in inglese da Jason R. Forbus (poeta di origini irlandesi) e in cinese dal poeta di Taiwan Kuei-shien Lee; il secondo libro vede invece all'opera il Napolitano a sua volta traduttore: “Dialoghi” – pubblicato nella collana “la stanza del poeta” da lui stesso diretta – raccoglie infatti poesie di sedici autori di tutto il mondo, dall'Argentina a Israele, dalla Francia alla Bosnia, dalla Spagna al Kosovo e all'Egitto...
L'appuntamento con la poesia internazionale è a Venafro, il prossimo sabato 14, alle 17:30. Nella Biblioteca comunale “De Bellis – Pilla” i due libri del poeta Napolitano saranno presentati da Marcello Carlino, già professore a “La Sapienza” di Roma, e Ida Di Ianni, direttrice editoriale della Volturnia. Condurrà la manifestazione il critico Francesco Giampietri, mentre il giovane chitarrista Aldo Mascio offrirà un intermezzo musicale.

     

locandina presentazione Dialoghi e Grammatica interiore

Sarà presentato giovedì 28 settembre prossimo, alle ore 17,30 a Campobasso, Sala Consiliare (Piazza Vittorio Emanuele II n. 29), il nuovo libro dell’autore Venafrano Antonio Masi dal titolo “La Forza dell’utopia” (Edizioni Eva, Venafro 2017, Collana “Il Cormorano” n.53 pp. 130, € 15,00, ISBN 978-88-94866-11-7).
L’evento è patrocinato dall’ANPI (Associazione Nazionale Partigiani di Italia) Sezione Martiri Niguardesi e Sezione Molise, dal Comune di Campobasso e dal Comune di Venafro.
Parleranno del libro la scrittrice Ida di Ianni e il poeta Giuseppe Napolitano.
Concluderà l’evento Roberto Cenati (Presidente ANPI Milano, sezione Martiri Niguardesi).
Moderatrice Eva Iannacone, figlia dell’editore recentemente scomparso Amerigo Iannacone.
Un’occasione per il pubblico per condividere ricordi storici e sentimenti forti.
Un appuntamento da non perdere.

     

locandina presentazione La forza dell'utopia

«Nel libro dedicato alla Guerra Civile Spagnola di cui ricorre l’ottantesimo anniversario» scrive Roberto Cenati nella prefazione «Antonio Masi dedica un’attenta analisi alla realtà economica e sociale di Niguarda di fine Ottocento. Dalle rivolte contadine contro conti e marchesi per una migliore divisione dei prodotti, alle trasformazioni del quartiere, alle prime lotte nelle fabbriche, all’esigenza di nuove abitazioni, alla nascita del movimento cooperativo di consumo, al coinvolgimento di Niguarda nelle tragiche vicende dell’avvento del fascismo e della Seconda Guerra Mondiale. Ma il cuore della ricerca è costituito dalla ricostruzione della partecipazione dei volontari niguardesi alla guerra contro i falangisti, per una Spagna popolare e democratica. Masi, con un prezioso lavoro d’archivio ci parla delle vicende dei niguardesi Giosuè Elli, Mario Sangiorgio, Ettore Grassi, Alfredo Terragni, Aniceto Pagani che, spinti dalla forza dell’utopia raggiungono la Spagna».

Nella postfazione Ida Di Ianni scrive:
«Questa postfazione, che doveva recare la firma del caro Amerigo Iannacone, scrivo per affetto di Antonio Masi che – in tema di utopie – potrebbe continuare a scrivere pagine, oltre a quelle condensate in questo volume, dall’alto del suo comportamento adamantino, che sempre ha visto combaciare il dire e il fare, l’essere ed il continuare ad essere, a fronte del tempo e di ogni suo inevitabile mutamento: mutate infatti le ideologie, confuse quasi in un mare di pluralità che sembra poi alla fine confluire nella sola direzione dell’utilitarismo di pochi ed eletti; trasformatisi del tutto i comportamenti e traviati completamente i valori etici sottesi ad un vivere ormai planetario, in un rapporto interdipendente tra le civiltà del mondo e le loro costanti contraddizioni, Antonio Masi non ha mai demorso, mai si è lasciato incantare dalle false sirene della modernità».
[....] «Quante “estati” calde ha dunque vissuto chi, come l’utopista, si è impegnato nell’elaborare mondi migliori e possibili, perché – dice Masi – “l’utopista è un ottimista”, crede – come Masi crede – nella lotta senza resa per “portare a buon fine la verità”. Del Masi utopista proprio Amerigo Iannacone ha scritto: “La scrittura di Masi non è quella distaccata del cronista e dello storico, ma è quella del testimone, diretto o per interposta persona, comunque sempre partecipe e tesa a dare un contributo per il riscatto sociale delle classi più deboli”.
Un guerriero mai stanco – nelle parole e nei fatti e nell’analisi del reale nelle sue matrici storiche – come noi lo conosciamo; “uno degli ultimi eredi (se non proprio l’ultimo) di quel massimalismo rosso che si ritenne (a torto) chiuso con la segreteria Longo del Partito Comunista Italiano”, nelle parole di Aldo Cervo; una persona amabilissima e sensibile che non ha mai smesso di credere
e di professare le proprie convinzioni, nonostante i tanti crolli delle ideologie e le malinconie che pure la vita gli ha riservato (emigrato dalla propria terra con la lontananza trafitta nel cuore e fissata nelle pagine di sue opere a carattere memoriale)».

  • Autore
  • Antonia Izzi Rufo
  • Titolo
  • Oltre le stelle
  • Collana
  • La stanza del poeta
  • Pagine
  • 48
  • Anno
  • 2017
  • Prezzo
  • € 8,00
  • Isbn
  • 978-88-94866-09-4


Quando Saba (Umberto, uno dei veri grandi del Novecento), ormai un abbondante secolo fa, dichiarò che ai poeti rimaneva da scrivere “la poesia onesta”, sfondava una porta aperta ma fece un buco nell’acqua. Tempo ne è passato, e di poeti onesti in giro se ne vedono sempre pochi, tanti invece essendo quelli che ancora insistono a cincischiare con le parole improbabili sperimentazioni. Ai suoi tempi, Saba ce l’aveva con i piagnistei dei crepuscolari e gli strilli dei futuristi – oggi chissà con chi se la dovrebbe prendere, lui che faceva sempre “ogni anno un passo avanti e il mondo dieci indietro”.
L’attaccamento alla vita, la poesia della vita, la passione per la scrittura: c’è tutto questo in un libro di Antonia Izzi Rufo, la vecchia maestra che non ha mai dimenticato di esserlo stata, che anzi lo è rimasta sempre, poiché il dono dell’insegnamento non si annulla, se è vissuto con passione per la vita – se si alimenta nella poesia. Onestamente. Insegnare è darsi, non solo comunicare, e darsi in tutta onestà, senza imbrogliare gli allievi, ai quali anzi bisogna offrire un modello di comportamento improntato alla serietà, al decoro formale, alla semplicità scevra da inutili orpelli.
Nella raccolta poetica Oltre le stelle che Antonia Izzi Rufo dedica al nipotino Lucio jr. c’è dunque la sua dedizione di maestra e la sua onestà intellettuale. C’è lo slancio degli affetti familiari filtrato nella pratica della scrittura che le è congeniale. Nonna Antonia parla al piccolo Lucio come ad un bambino di scuola al quale dare slancio per la vita: crescerai e ricorderai di essere stato un bimbo… e ne sarai grato a tutti coloro che ti hanno voluto bene, aiutandoti nel cammino periglioso della vita.
Se ad un primo livello di lettura Oltre le stelle appare disuguale nell’intensità espressiva, è dovuto appunto al variare dei moti d’animo (per nulla però esibiti, né sdolcinati – e il rischio è forte – ma espressione di profondi sentimenti) che vengono suscitati dall’incontro con la nuova vita che cresce e si manifesta nel piccolo Lucio. Nonostante l’esiguità della raccolta, appena venti poesie, questo piccolo libro è tuttavia denso di umori vitali, è impastato della buona farina di una volta, quella che faceva di ogni creatura una briciola necessaria dell’universo.
Sei di tutti, parte dell’umanità, dice la nonna al nipotino (ma – aggiunge compiaciuta – pure “un po’ mio… non solo di mamma e papà”), come se volesse avvertirlo, rendendogli subito nota la sua missione, che dovrà mettersi al servizio del mondo e rimanere comunque se stesso: sarà uomo se avrà riconosciuto in sé il seme da cui è generato e pronto a nuovi semi da generare. Nel ciclo ineluttabile della natura, è la poesia che ci fa scoprire chi siamo e cosa dobbiamo fare a questo mondo. Perché fa volare in alto, oltre le stelle... non come quando sarà quel momento, l’ultimo, ma ogni volta che si potrà avvertire un non so che di celestiale, magari abbracciando un bambino che ci sorride.
...e l’anima mia, da pensieri libera ed ambasce,
si riempie di te, d’amore trabocca, per te.

Promessa di poeta: alla maniera del Pascoli più nobile, quello che sa commuoversi senza eccedere, quello che sa come controllare i sentimenti (anche nonna Antonia lo dice: “prometto di celare il mio sentire”), al bimbo che appena comincia a crescere si augura di poter conservare in sé il richiamo della Poesia, anzi di “fata Poesia”, la capacità cioè di farsi uomo conservando lo stupore del fanciullo, e custodire e saper sempre ritrovare la freschezza di allora:
ogni volta
che fata Poesia
raggi di luce lancerà
nell’anima tua.

Giuseppe Napolitano