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  • Autore
  • AA.VV.
  • Titolo
  • Premio letterario Macchia d'Isernia 2008
  • Collana
  • Premio letterario Macchia d'Isernia
  • Pagine
  • 100
  • Anno
  • 2008
  • Prezzo
  • € 12,00

È sorprendente come da un minuscolo centro di provincia di una minuscola regione, possano partire tante iniziative culturali, di notevole livello, che raggiungono tutte le regioni italiane. Allorché si ha modo di conoscere il Sindaco e l’Assessora alla Cultura, che è lei stessa poetessa di valore, quando si incontra la loro sensibilità e la loro voglia di fare, un po’ si può capire. Ma non c’è solo questo. Ci deve essere qualcosa nei geni della gente, o forse c’è qualcosa nell’atmosfera, o è il fascino di una terra, aspra e gentile al tempo stesso, e la cordialità della gente.
Il Premio Letterario “Macchia d’Isernia”, alla sua terza edizione, è divenuto, oltre che un evento atteso e apprezzato, anche un punto di riferimento culturale per la zona e non solo. E questo è un risultato certamente importante e significativo. Ma c’è dell’altro.
Qual è la funzione di un Premio Letterario? Se n’è parlato e se ne parla spesso – talvolta a sproposito, talvolta con spazi di perplessità – e le risposte possono essere molteplici. Senza voler accampare pretese di nostri meriti particolari, si può dire che un Premio come questo – limpido e onesto – può dare la possibilità a chi ha la passione per la scrittura e che abbia delle qualità, di farsi conoscere in un ambito piú ampio e gli dà un incoraggiamento concreto oltre che un segno di solidarietà in un campo dove ci si sente spesso soli. Gli dà cioè un segno di riconoscimento del valore della sua opera, riconoscimento che non sempre il mondo in cui viviamo è disposto a concedere.
Lo scrittore e il poeta, tra gli altri meriti, hanno un ruolo insostituibile in campo linguistico, in una società in cui la lingua diventa sempre piú scialba, sempre piú anonima, sempre piú piatta. Fa scuola la televisione e alla televisione fa scuola la piazza o viceversa. Lo scrittore e il poeta rivestono l’insostituibile ruolo di chi “calmiera”, per cosí dire, la lingua. Essi trovano e mantengono quel sottile equilibrio tra il banale e il reboante, tra l’arcaico e l’usurato, tra l’accademico e il burocratico, oltre che ricercare e conservare la ricchezza della lingua, e di una lingua bella ed eufonica come l’italiano in particolare. Un premio serve anche incoraggiare le giuste scelte linguistiche e a perorare l’uso migliore della lingua.
Per altro verso, un Premio Letterario può portare un piccolo centro come Macchia d’Isernia all’attenzione del mondo delle lettere e a richiamare scrittori e poeti, che ne potranno lasciare traccia nei loro scritti. E comunque anche quest’antologia è qualcosa di concreto che rimarrà nelle biblioteche.
Il lettore vi troverà racconti e poesie di grande effetto, degni di comparire in tutte le antologie a fianco dei nostri migliori autori del Novecento.
Un rammarico che ci portiamo appresso, noi membri della Giuria, è quello di non aver potuto premiare – e per l’economia delle pagine di questo volume, neanche segnalare – testi, sia racconti sia poesie, che davvero meritavano di essere portati all’attenzione dei lettori. Già negli anni scorsi abbiamo avuto modo di leggere opere di notevole valore letterario, ma quest’anno le opere valide – pur nella diversità degli stili e dei contenuti – erano davvero molte, direi la maggior parte. La scelta è stata per noi difficile. E questo, se da un lato ci imbarazza, dall’altro ci deve inorgoglire per l’attenzione che dedicano al Premio “Macchia” scrittori e poeti di talento.

Amerigo Iannacone