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  • Autore
  • Amerigo Iannacone
  • Titolo
  • ...E poi il Fiume Giallo
  • Collana
  • I Colibrì
  • Pagine
  • 92
  • Anno
  • 2012
  • Prezzo
  • € 9,50

Il giornalista racconta i fatti. Un giornalista onesto e intelligente non li strumentalizza e gli dà misura. Un giornalista vero ci ragiona, medita alla luce del suo amore di giustizia, la quale trova il suo apice nella libertà. Amerigo Iannacone fa questo indefesso lavoro di leggere i fatti, elaborarli dentro l’anima e soffrirli, da una vita, per poi con semplicità e pacatezza, senza ira e senza disgusto o cipiglio da spadaccino, espone il frutto maturo asciutto e senza resa in brevi, inconfutabili e lievi, pur dal fondo drammatico, articoli quasi dimessi che finiscono con l’avere voce potente.
Passo dopo passo, voglio dire: Flugfolio dopo Flugfolio, affronta i segni di una decadenza di civiltà, mostrandone l’assurdità, l’inutilità, la poca convenienza, confermandoci la nostra impressione di un vortice di ineluttabilità insensata in cui siamo coinvolti. Egli, fra i pochi, oppone il suo remo, trovandoci consenzienti e volgendoci al desiderio di aiutare; e cosí, in noi, sorge una piccola speranza.
Questa controcorrente di speranza lambisce l’esperanto, la salvezza delle lingue dal dominio oppressivo delle potenze, l’assurdità dell’adeguarsi alla corruzione grammaticale della nostra lingua. Con estrema pazienza puntualizza le sgrammaticature televisive, giornalistiche e del parlare comune, ricordandoci le forme corrette e logiche, con ironia dolce e rispettosa. Segnala le assurdità della burocrazia e gioca un po’ su quei vezzi del progresso che tali non sono, riuscendo, da buon professore, a insegnare divertendoci. Delizioso quando fa capolino, per rendersi ridicola, la democrazia fra gli appunti grammaticali: “avrà vinto l’ignoranza, ma i linguisti sono pochi, gli ignoranti tanti”.
L’ignoranza, fa vedere, è sparsa dappertutto, istituzioni comprese. Espressioni, preposizioni, articoli, accenti, tutto egli porta al suo naturale stato, latinglese e itanglese compresi. E non disdegna di polemizzare da par suo, intendo dire senza acrimonia, quando è costretto a vedere l’italiano ridotto a zerbino dell’inglese anche per opera di gente colta. E non manca di dare sempre nuove ragioni alla necessità di adottare l’esperanto.
Ma, mentre fa questo suo lavoro da certosino raddrizzatore, ha certe stoccate buffe che ti fanno ridere senza ritegno, quand’anche fossimo “diversamente intelligenti”.

Giuseppe Campolo