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Lavori come questo vanno dritti al cuore e alla mente del lettore anche distratto. Essi infatti lo trasportano nella situazione psicologica universale del figlio che ripercorre il proprio tracciato genetico come portando la fiaccola della vita del genitore, e propria. In fondo la specie non ci chiede altro che fare da staffetta per cui – non è divertente dirlo – divenuti genitori a nostra volta, il nostro compito esistenziale sarebbe concluso. Un individuo qualsiasi non ci fa caso ma nemmeno chi sa, se la sente di rinunciare ad un sèguito senza limite. Il bisogno di sussistere è la trasfigurazione del bisogno di essere immortali! I pensatori sono una categoria antropologica sui generis!
Essi amano e soffrono in misura e modo eccezionali per un ipersviluppo della coscienza ma sono essi stessi che consentono alla specie di evolversi dall’animalità alle vette del cielo creando tutta quella scienza e tutta quella tecnologia che sono tutto il bene e tutto il male della civiltà ma anche l’unica risorsa per non stagnare e morire di sé stessa (come purtroppo sta accadendo).
Amerigo Iannacone è un pensatore ed uno scrittore di tutto rispetto e dalla parte positiva dell’evoluzione: con queste pagine rende il meritato onore al suo predecessore – alla conditio sine qua non del suo modo di esistere. In altre parole, egli, dopo avere attentamente ascoltato dalla viva voce del padre la rappresentazione della di lui vita militare nella Seconda Guerra Mondiale e della di lui prigionia nei lager tedeschi, ed avere accuratamente annotato fatti e date, coglie l’occasione per ripercorrere a volo d’uccello la vita paterna mentre gli fa narrare, a sua volta le di lui vicissitudini belliche, particolarmente perigliose e quasi eroiche dopo l’armistizio con gli Angloamericani e l’inizio delle ostilità con gli ex alleati nazisti.
Queste pagine si leggono d’un fiato non solo perché il vissuto ha un fascino particolare su tutte le persone sensibili ma anche perché la lingua di Amerigo Iannacone è lessicalmente precisa, formalmente forbita, a volte poetica e toccante specie quando rievoca i ricordi infantili, in cui ci ritroviamo un po’ tutti e con nostalgia. E sono sempre i piú belli, emotivamente, non perché si stesse economicamente meglio ma intanto solo perché si era molto piú giovani, per meglio dire agli albori di quest’avventura parabolica, che è l’esistenza.

Dalla prefazione di Carmelo R. Viola

Dieci prose poetiche, variazioni sul tema, del poeta Renzo Cremona.
Nato a Chioggia (VE) nel 1971, Cremona ha studiato lingua e letteratura cinese, portoghese e neogreca presso l’Università di Venezia e svolge attività di consulente linguistico. Ha al suo attivo traduzioni dal cinese mandarino, dal mancese classico, dall’afrikaans, dal portoghese e dal neogreco.
Tra le sue opere: Foreste Sensoriali (1993), Lettere dal Mattatoio (2002, Premio Speciale della Giuria alla XI Ed. del Premio Internazionale Nuove Lettere, NA; 1° alla XXI Ed. del Premio Campagnola, PD; 2° alla V Ed. del Premio Emma Piantanida, MI), La Pergamena delle Mutazioni (2002, 1° alla III Ed. del Premio Anna Osti, Costa di Rovigo, RO; 3° al VI Concorso Guido Gozzano in Terzo, AL), Cronache dal centro della notte (2004, 1° all’VIII Ed. del Premio Mondolibro, Roma; 2° alla XXII Ed. del Premio Città Cava de’ Tirreni, SA), Tutti senza nome (2006, Premio della Giuria al Concorso Internazionale Città di Salò 2007, BS).

Sito dell'autore www.renzocremona.it

  • Autore
  • Amerigo Iannacone
  • Titolo
  • Dall'otto settembre al sedici luglio
  • Collana
  • I Colibrì
  • Pagine
  • 68
  • Anno
  • 2007
  • Prezzo
  • € 7,50

Lavori come questo non hanno bisogno di un prefatore perché vanno dritti al cuore e alla mente del lettore anche distratto. Essi infatti lo trasportano nella situazione psicologica universale del figlio che ripercorre il proprio tracciato genetico come portando la fiaccola della vita del genitore, e propria. In fondo la specie non ci chiede altro che fare da staffetta per cui – non è divertente dirlo – divenuti genitori a nostra volta, il nostro compito esistenziale sarebbe concluso. Un individuo qualsiasi non ci fa caso ma nemmeno chi sa, se la sente di rinunciare ad un sèguito senza limite. Il bisogno di sussistere è la trasfigurazione del bisogno di essere immortali! I pensatori sono una categoria antropologica sui generis!
Essi amano e soffrono in misura e modo eccezionali per un ipersviluppo della coscienza ma sono essi stessi che consentono alla specie di evolversi dall’animalità alle vette del cielo creando tutta quella scienza e tutta quella tecnologia che sono tutto il bene e tutto il male della civiltà ma anche l’unica risorsa per non stagnare e morire di sé stessa (come purtroppo sta accadendo).
Amerigo Iannacone è un pensatore ed uno scrittore di tutto rispetto e dalla parte positiva dell’evoluzione: con queste pagine rende il meritato onore al suo predecessore – alla conditio sine qua non del suo modo di esistere. In altre parole, egli, dopo avere attentamente ascoltato dalla viva voce del padre la rappresentazione della di lui vita militare nella Seconda Guerra Mondiale e della di lui prigionia nei lager tedeschi, ed avere accuratamente annotato fatti e date, coglie l’occasione per ripercorrere a volo d’uccello la vita paterna mentre gli fa narrare, a sua volta le di lui vicissitudini belliche, particolarmente perigliose e quasi eroiche dopo l’armistizio con gli Angloamericani e l’inizio delle ostilità con gli ex alleati nazisti. Particolarmente significativa, dal punto di vista biologico, la situazione in cui qualcuno, per fame, avrebbe mangiato una “bistecca umana”: è un episodio ricorrente nelle crisi di fame collettiva, che conferma come lo stato di esasperato bisogno alimentare fa regredire il soggetto al livello primordiale dell’antropofagia. Significativa dal punto di vista politico la strage di giovani innocenti dovuta ad una cannonata dei tedeschi che difesero palmo a palmo una terra, la nostra, che sapevano di avere già perduta.
Queste pagine si leggono d’un fiato non solo perché il vissuto ha un fascino particolare su tutte le persone sensibili ma anche perché la lingua di Amerigo Iannacone è lessicalmente precisa, formalmente forbita, a volte poetica e toccante specie quando rievoca i ricordi infantili, in cui ci ritroviamo un po’ tutti e con nostalgia. E sono sempre i piú belli, emotivamente, non perché si stesse economicamente meglio ma intanto solo perché si era molto piú giovani, per meglio dire agli albori di quest’avventura parabolica, che è l’esistenza.
Il padre del nostro Amerigo era un muratore. Il muratore è un artigiano edile erroneamente accostato al manovale, ma è colui che talora, per precisi dettagli imparati dall’esperienza, ne sa piú dell’ingegnere. Per il figlio è sempre il ceppo da cui è nato secondo una tradizione innocentemente maschilista che pone la madre in un secondo piano pur avendolo portato in grembo per ben nove mesi. Il nostro autore ci ricorda il romantico lume a petrolio (a cui forse si dovrà tornare) e la «fioca luce del crocchiante fuoco del camino» e, da quel poeta che è, intercala anche suoi magnifici versi. «Mi è capitata fra le mani / [...] ancora una testimonianza di te: / il primo capitolo inedito / [...] “Dall’otto settembre al 16 luglio” [...] / sembrava che tempo ce ne fosse. / Ora / che il tuo tempo è finito / ho ancora / un rimorso / in piú».
Salta al 29 settembre 1997, festa di San Michele ed onomastico del padre, che proprio quel giorno scompare per essere trovato caduto in un fossato: spento. Aveva 85 anni. La catena biogenetica si è spezzata ma la vita continua e il figlio, a dieci anni di distanza, compunto per l’involontario ritardo, riprende in punta di piedi la promessa: in queste pagine fa rivivere tutta la vicenda bellica di cui il genitore è stato protagonista e vittima di una patria che burocratiz-za tutto, perfino l’omicidio e la morte.
Se tutti i figli ricordassero degnamente e senza enfasi liturgica ed assolutoria i propri padri (e genitori), saremmo tutti piú buoni e piú onesti e la civiltà procederebbe verso il meglio. È quanto suggerisce questo medaglione a chi sa leggere con partecipazione “Dall’otto settembre al sedici luglio”, gli estremi calendaristici di un tempo forzatamente dedicato alla lotta a nemici convenzionali e sottratto al bene comune.
Davvero bravo Amerigo Iannacone!

Carmelo R. Viola