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- Titolo
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- Pagine
- Anno
- Prezzo
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Giuseppe Napolitano |
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Poetiche venafrane |
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Colibrì |
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80 |
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2014 |
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€ 8,00 |
Viverne così
Leggere un’opera ed entrare nel pensiero di chi scrive, nelle e-mozioni (mi piace pen-sarle un fenomeno eruttivo), nei “moventi”, direi io, che generano, dolcezza di parto, il flusso delle parole, convogliando la piena del fiume, incidendo le pietre e lasciando segni di sé nelle geografie del lettore.
Quando questa figura si affianca anche a quella dello scrittore, come nel caso di Giuseppe Napolitano, il risultato dell’incon-tro tra le due anime non è piú solo una re-censione o una relazione, ma una creazione nuova (una creatura), un’opera altra che gemina dall’altra ed espande al mondo il suo profumo di vita nuova.
Cosí è per Giuseppe Napolitano. Per lui non è necessario conoscere il poeta o lo scrittore, perché la chiave di lettura si trova sempre e la porta si apre sí all’analisi dell’o-pera, ma ancor piú ad incisi e spaccati che, sovente, rappresentano estensioni e rifles-sioni che universalizzano il dire e nutrono sostanza per altra meditazione. Lo scrittore – in nome di sincerità, di cui ama dichiara-tamente andar vestito – dice infatti, nel suo dire, sempre la verità, anche quando questa potrebbe spiacere alla lettura, ma la realtà – anche quella poetica – quanto piú si fa bello del vero, tanto piú non deve tacerne anche il brutto. Ecco.
È proprio la verità quella che si accoglie da Poetiche venafrane, ove i poeti sono amici vecchi e nuovi dello scrittore, e “Poetiche” demarcano la “linea” lungo i cui cammini la poesia si fa voce del vivere in tutte le sue possibili attribuzioni.
“Viverne cosí”, sembra dire Giuseppe Napolitano, leggere pagine (non per diletto, ma chiaramente per amore) nelle acque amiche della verità e nella consapevolezza di saper dire parole nuove e vecchie ad un tempo, usando registri modulati ad arte e ad innesti con risultati alla fine di pace e di conciliazione, tra il dire di chi scrive e quel-lo di chi legge. Fessure aperte e tanti toni lungo i gradini delle parole ed un messaggio finale, sempre, che non vuole che aprire ad altri mondi e ad altre, non conclusive, parole.
È questo è il dono di parola, è il dono del poeta Giuseppe Napolitano.
Ida Di Ianni