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  • Titolo
  • Pintar la luz - Dipingere la luce
  • Autore
  • Gustavo Vega Mansilla
  • Collana
  • Stella verde
  • Pagine
  • 120
  • Anno
  • 2012
  • Prezzo
  • € 10,00


La vita è inciampare fra sogni (fingendo a volte di non riuscire a svegliarsi), sapendo bene che sono sogni – poi ci si scuote, presi da nuove occasioni e sospinti ad altri lidi... Siamo vagabondi in cerca di rive amiche e ospitali, siamo naufraghi emersi alla veglia, siamo sognatori disillusi che si aggrappano alla luce appena intravista, per non cadere un'altra volta nel buio (dipingendo magari una finta luce sul proprio cammino, quando non riescono a forare la grigia coltre che li ancora alla banalità delle immagini del quotidiano).
È vero, a volte, están de sobra las palabras... e quelle che appesantiscono il dire vanno eliminate. La misura del verso è "misura di vita". Cadono hasta agotarse, le parole, come dentro una clessidra i granelli di sabbia, e segnano "istanti di cristallo": è una sospensione continua fra immagini mentali e realtà che viene fotografata e virata in camera oscura, prima di essere cristallizzata in una foto. Artefici di vere immagini, le parole, se riusciamo a leggerle come nostre.
La vita del poeta – sempre misurata – è un succedersi di parentesi, un rincorrere dentro e fuori momenti da gustare e testimoniare (schizofrenia del guardarsi allo specchio), per farne "sculture" verbali e lasciarle in esposizione – contro il tempo non c'è altra medicina che fissarlo nella memoria, appena vissuto (o sognato...) un istante, messo nell'album e così custodito, esorcizzando la stessa paura del tempo che passa, superando le incertezze di un approccio al domani, certi che il momento vissuto oggi (o sognato!) ci fa più forti (e pronti all'imprevisto).
È la nostalgia del futuro che vizia spesso la nostra esistenza pellegrina: saremo... chi? E stiamo lì a pensare senza risolvere, catturati da "momenti di lirismo delirante" che infine costituiscono una straordinaria "metafora di quello che siamo e quello che vorremmo essere"... Poiché non tutto è possibile dire, non tutto si dice.
Tradurre Gustavo Vega è una scommessa non facile da vincere – non sempre vinta. Ma è pure un gioco esaltante inseguirlo a scoprire nei versi la parola che ne apra il senso e riconduca alla chiave del testo – è un gioco che si può anche perdere: vale sempre la pena essersi messi in gioco! Seguendo le regole che l'autore fa finta di spargere sulla carta: è un gioco anche questo, poiché le regole sono fluttuanti, aleatorie, provvisorie e si scompongono "nel disarticolarsi del senso stesso del linguaggio attraverso la materializzazione della scrittura".
Anche dipingere la luce è una scommessa difficile - non sempre ci riesce il pittore, ma forse il poeta lo può: la parola può dire i colori e indicarne i rapporti e le tonalità, chiarirne perfino le più lievi sfumature. Certo, "la luce" non è quella che si vede, non è la luminosa essenza che fa giorno il giorno: la luce che "dipinge" il poeta è la sua mente, l'intelligenza che gli consente di leggere il mondo e il tempo che lo regola. La luce del poeta è la parola stessa che dice chi è il poeta.
Denudare il linguaggio (come fa – ormai da decenni – Gustavo Vega) e rappresentarlo nelle sue funzioni minimali non avviene per un semplice vezzo estetico, ma per esporre una riflessione sul sentire poetico e sulle stesse capacità umane di sentire il linguag gio come spazio di libertà, non delimitato dalla pagina in cui si presenta. D'altra parte, la poesia non è solo parola, non la parola in sé, ma il rapporto che essa stabilisce con altre parole, con immagini e suoni a cui si richiama o che lei pure stabilisce o suggerisce, perfino nella disposizione che il testo assume.
Un equilibrio sottile domina e regge i versi di Gustavo Vega, il suo giocare con le parole e con la loro presenza sulla carta, la sperimentazione continua di accostamenti e slittamenti verbali. È l'equilibrio che tiene in bilico le ombre e le illusioni di una vita ("sculture schizofreniche") in equilibrio fra il dicibile e il non detto, instabile precarietà dell'essere che cerca di affermare almeno il suo diritto ad essere chi è.

Giuseppe Napolitano