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Viaggio interiore

  • Autore
  • Isabella Michela Affinito
  • Titolo
  • Viaggio interiore
  • Pagine
  • 112
  • Anno
  • 2015
  • Prezzo
  • € 12,00
  • Isbn
  • 978-88-97930-39-6


Isabella Michela Affinito è una donna che segnala dimestichezza coi segni zodiacali e crede (ci credeva anche Dante) nell’influenza degli astri sulle umane inclinazioni. Per quel che riguarda lei, ritiene di subire – ma in positivo – l’ascendenza della luna che caratterialmente la connota. E intanto mostra di vivere uno stato permanente di tensioni interiori.
Avendo contattato nel corso degli studi l’Arte della Grecia antica, ne ha metabolizzato messaggi e forme, che per un certo tratto della sua esistenza, coniugandoli con approcci di artisti più vicini ai tempi nostri (vedi, per dirne uno, Vincent Van Gogh), ha scelto di affidare – nella rappresentazione – alla Pittura. Ma siccome quello della Pittura, pur essendo nobilissimo, è messaggio muto, nel senso che nonostante l’uso, il migliore possibile, dei suoi elementi costitutivi: colori, giochi di luci e di ombre, senso prospettico, profondità etc., non può esplicitare percorsi ragionati della memoria, né dubbi, né ripensamenti, né confessioni, né prospettive, l’autrice ha sentito il bisogno di supportarlo con la parola scritta. E non poteva – la parola – non comprendere anche il verso. Di qui nascono le numerose raccolte venute alla luce nel corso degli anni testimoniando una fecondità creativa che ha pochi eguali nella “nebulosa” dei tantissimi odierni corteggiatori delle “vergini muse”.
Dell’ultima (per ora) silloge della Affinito, già il titolo – Viaggio interiore – fa riferimento a un itinerario dell’Anima tutt’ora in corso, consolidando così l’idea che è la vita, di per sé, un viaggio nel gran mare del mistero (Gran mistero è la vita e nol conosce che l’ora estrema aveva fatto dire ad Adelchi tal Manzoni poco men che un paio di secoli or sono). Naturalmente quando il verso si costituisce di tal genere di problematiche, distanti anni luce da quelle della poesia – per così dire – civile (o sociale, se si preferisce), non può che esibire sostanza e contorni sfumati, entrambi rimessi a un lessico che predilige l’area semantica dell’astratto, dell’aeriforme, dell’enigmatico (non a caso una lirica reca a titolo Sibilla interiore) e a strutturazioni sintagmatiche parimenti riluttanti alla concretezza del reale oggettivo.
Si avverte nel corso della lettura l’incontenibile urgenza dell’Autrice di partecipare agli altri le profondità impervie della sua complessa psiche. Il che senza mezzi termini dichiara lei stessa nel preambolo in prosa che precede le liriche, scritto non per tessere l’elogio del diario (che da qualche tempo quotidianamente redige), e spiegarne l’utilità, ma anche con evidente intento esplicativo delle motivazioni esistenziali a monte della presente sua produzione in versi, già intuibile peraltro nella “Prefazione dell’Autrice”. Il tutto ribadito poi in chiusura in una intervista e in una “autopresentazione”.
Ci appare – dunque – Isabella Michela Affinito una intellettuale che dopo aver consumato in sé una serie di interessanti esperienze di vita, di indagini speculative, dopo essersi interrogata sui temi che ab aeterno si propongono in quegli spiriti ipersensibili sintonizzati su lunghezze d’onda non captate dalla massa, avvertono prepotente il bisogno di dire, ben sapendo che quanto custodito all’interno delle proprie coscienze, trasmesso agli altri può divenire veicolo di maturazione umana e di crescita culturale.
La veste formale delle liriche prescinde da moduli della tradizione per procedere alla libera, inseguendo un proprio pentagramma, che di volta in volta si adegua al mutar dello status interiore e alla materia trattata.

Aldo Cervo

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