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Scuola di poesia - Nicola Napolitano a cento anni dalla nascita |
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AA.VV. |
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Colibrì |
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113 |
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2014 |
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€ 8,00 |
L’uomo
Vado su internet per cercare riscontri autorevoli ai miei ricordi sull’intellettuale Nicola Napolitano e resto frastornato. Compaiono varie omonimie e la prima è di un personaggio storico di due secoli or sono, soprannominato Il Caprariello (1838-1863), un brigante italiano attivo nell’avellinese che, dopo essere cresciuto come pastore di capre, è stato fucilato venticinquenne dai bersaglieri nella sua Nola. E allora con l’occasione di questa pubblicazione rievocativa nasce un obbligo doveroso verso il “nostro” protagonista: fare i dovuti inserimenti su Wikipedia, l’enciclopedia libera on line, perché compaiano la sua biografia e la sua bibliografia.
Nicola Napolitano è nato a Casale di Carinola, nella Terra di Lavoro, al di là della riva sinistra del fiume Garigliano il 17 gennaio 1914, alla vigilia del primo conflitto mondiale. Quando lui nasce la provincia di Caserta si estendeva a nord, nell’entroterra, sino al confine tra i comuni di Arce e di Ceprano e sulla costa sino a Monte San Biagio, alle porte di Terracina. Nuovi confini amministrativi disegnati dal fascismo che hanno ridimensionato la provincia casertana ed esteso il Lazio più a sud sino al corso del fiume Garigliano non hanno spezzato il legame culturale e storico esistente e che il parlamentare sessano Franco Compasso chiamava “civiltà aurunca”.
Nicola Napolitano nasce in una famiglia di agricoltori, suoi genitori sono Giuseppe (nome che lui, rispettoso delle tradizioni, darà al figlio primogenito) e Carolina Rossi. Sino ai ventidue anni lavora la terra, lunghe le interruzioni nei suoi studi per l’immatura morte del padre nel 1927, è lo stesso anno in cui Benito Mussolini decide di sciogliere la provincia di Terra di Lavoro, accorpando gran parte del suo territorio e le Isole Ponziane alla provincia di Napoli, alcuni comuni nei dintorni di Piedimonte e Alife vengono ripartiti tra le province di Benevento e Campobasso, mentre il circondario di Sora e quello di Gaeta passano alla provincia di Roma. Ma Nicola, solo tredicenne, è preso soltanto dall’impegno di aiutare la famiglia di appartenenza. Quando aveva appena ripreso a frequentare la scuola giunse la chiamata alle armi per la Campagna d’Africa; nel 1935 l’Italia fascista vuole un posto al sole e Nicola diciannovenne parte per l’Abissinia, almeno può aiutare ancora la famiglia con la sua modesta paga da militare. Successivamente il richiamo per la seconda guerra mondiale e l’invio in Grecia.
L’armistizio lo coglie di stanza sull’isola di Creta, i Tedeschi lo fanno prigioniero e lo deportano in Germania. È solo un numero nel campo di prigionia di Grafenwohr, una località del circondario di Neustadt an der Waldnaab, Alto Palatinato, nel Land di Baviera. Oggi Grafenwohr è conosciuto come un tranquillo paesino di meno di settemila anime, ma allora è un luogo di dolore e sofferenza, dove si pativa d’inverno il freddo e sempre la fame, le malattie per deperimento, gli oltraggi alla propria dignità di uomo e di soldato. Frammentario e difficile il cammino per tornare a casa, come, d’altronde, è avvenuto per tutti i nostri reduci dalla Germania. Da sergente a Pavia conoscerà una ventenne con la quale, lui introverso, si aprirà come non mai e racconterà questo dolce incontro in un libro pubblicato solo postumo, Disegnare il tuo nome. Ripresi finalmente gli studi, Nicola il 3 agosto 1946 a trentadue anni consegue l’agognata laurea in lettere all’Università di Roma e l’anno dopo a Castelforte inizia la sua attività di docente. Sono gli anni della ricostruzione e non appena ha un reddito, se pur modesto, si sposa con Carmelina Rotunno e ha da lei tre figli Giuseppe, Valerio e Carolina. Dopo tredici anni di dura gavetta nel 1960 diviene infine preside dell’Istituto Tecnico Commerciale e per Geometri “G. Filangieri” di Formia e nel 1978, l’anno successivo al suo pensionamento, fonda il Liceo Linguistico “W. Shakespeare” di Formia che dirigerà sino al 1983 e anche come preside nell’anno scolastico 1991-1992.
Come dirigente scolastico si fa apprezzare per l’equilibrio e la padronanza del ruolo; sa capire i suoi allievi, dialogare con i genitori, progettare programmi, costruire soluzioni. È fondatore e segretario della Sezione di Formia dell’Association Européenne des Enseignants, dal 1962 al 1978 è stato anche componente del Comitato Centrale della stessa associazione. Insieme agli amici del Circolo Letterario “I Girasoli” è stato tra i fondatori del Premio Letterario Suio Terme e componente della giuria. In tutta la sua vita scrive incessantemente, la sua penna è un fiume in piena, la sua mente e la sua anima hanno bisogno di dare libero sfogo ai pensieri, ai sentimenti e alle sensazioni. Le sue poesie e prose sono incluse in numerose antologie, anche per ogni indirizzo scolastico. Sue poesie sono state pubblicate e tradotte in tutto il mondo: Stati Uniti d’America, Bra-sile, Francia, Grecia, Svizzera, Spagna, Romania. In lingua spagnola è stato tradotto da Carlos Vitale. Riceve numerosi e prestigiosi premi, nel 1982 gli è conferito il Premio della Cultura dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri, si spegne a Formia ottantanovenne il 26 novembre 2003.
Il figlio Giuseppe, scrittore e poeta anche lui, raccoglie tutte le sue opere, anche quelle inedite, e lavora a diffonderle e soprattutto a preservarle. Nicola Napolitano è stato anche protagonista di ricerche per tesi universitarie e nella Biblioteca Comunale di Formia si sta allestendo una sezione a lui dedicata. Anche la consorte Carmelina Rotunno, in vita a volte “schiacciata” dalla forte personalità del coniuge, lascerà ai posteri poesie estremamente belle e struggenti. La cognata Licia, sorella di Carmelina, pubblica un libro di memorie delle sue esperienze belliche, assolutamente originali, che meritano il serio approfondimento degli storici. Napolitano, una famiglia di intellettuali giunta alla terza generazione, in quanto anche la consorte di Giuseppe e la loro figlia Gabriella, ancora adolescente, dimostrano grandi sensibilità e capacità intellettuali.
Chi scrive ha conosciuto Nicola Napolitano, frequentandolo e stimandolo grandemente non solo come intellettuale, ma anche come uomo. Desidero concludere questa mia memoria ricordando una serata speciale. Da vice presidente e consigliere delegato dell’Azienda Autonoma di Soggiorno e Turismo di Minturno-Scauri supplii alcuni anni alla chiusura della Stagione Teatrale presso l’Area di Minturnae con appuntamenti alternativi nelle varie piazze di Minturno. A una serata, che si tenne dopo il tramonto, d’estate nella Piazza Santa Albina di Scauri, invitai come protagonista Nicola Napolitano. Furono ore deliziose, serene e coinvolgenti. Il nostro protagonista calamitò l’attenzione di tutti i presenti, deliziandoli, e rimasi stupefatto di come declamava le sue poesie a memoria, inserendole in un coinvolgente contesto storico, anche biografico. Una serata magica sotto le stelle, difficilmente imitabile. Sono certo che nei Campi Elisi ritroverò Nicola Napolitano intento a comporre nuove liriche e certamente organizzeremo, grazie alla disponibilità degli Angeli Celesti, nuove serate in cui la poesia sarà protagonista e, ancora una volta, nutrimento per le nostre anime.
Marcello R. Caliman