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Un sorriso garbato, un’atmosfera serena e rasserenante, un amabile senso dell’umorismo, una delicata ironia, percorrono le pagine di questo libro, in cui l’intento di divertire il lettore non impedisce che trapeli una filosofia di vita in qualche modo distesa se non ottimista.
I testi qui raccolti sono un qualcosa di intermedio tra fiabe e favole, o, se si preferisce, sono racconti in cui compare sempre, talvolta inatteso, l’elemento fiabesco e comunque liberi dagli schemi preordinati, come quelli previsti negli studi specifici, come la “Morfologia della fiaba” di Propp.
Sono racconti che spesso partono da presupposti piú o meno vagamente autobiografici (per esempio la protagonista si chiama sempre Lucia), per portare poi il lettore in atmosfere fiabesche inaspettate.
«Si sa: – scrive Lucia Barbagallo – spesso i vecchi e i bambini si somigliano e sognano le stesse cose».
Io direi che – pascolianamente – gli artisti, i poeti, hanno la propensione ad essere un po’ bambini per la loro capacità di meravigliarsi di fronte alle piccole cose, ma con la consapevolezza e con il bagaglio di esperienze acquisite negli anni. Hanno l’entusiasmo dei bambini, ma passato attraverso la conoscenza e non anestetizzato attraverso il senso pratico che di solito con gli anni si acquisisce.
Una scrittura lineare, leggibile e piacevole anche per i ragazzi, ma mai piatta, è il registro di cui fa uso Lucia Barbagallo.

Fa da controcanto la traduzione in esperanto di Luigi Tadolini, che ha non solo le qualità di un raffinato esperantista ma anche un’elevata sensibilità artistica,

Venafro, 30 ottobre 2007

Amerigo Iannacone