- Autore
- Titolo
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- Anno
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Amerigo Iannacone |
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Matrioska e altri racconti |
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I Colibrì |
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88 |
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2011 |
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€ 8,00 |
Prove d’esistenza per gli amici
«La ruota gira, sempre uguale, sempre uguale… E un giorno ci guardiamo allo specchio e ci meravigliamo di quella malinconica figura che ci sta davanti».
Sono due le espressioni che vengono subito in mente quando ci si prepara a leggere un breve scritto in prosa di Amerigo Iannacone: “microracconti” e “cronache reali e surreali”. E comunque ci si aspetta di leggere una densa storia breve che all’apparenza della certezza “reale” unisca un’aria “surreale”...
In effetti, la misura del racconto brevissimo gli è congeniale, certo abituale, come pure gli avviene di scrivere in poesia, spesso nelle rapide pennellate – o staffilate – dell’epigramma e dell’aforisma. E pure al confine incerto fra realtà e sogno (che a volte è un incubo) siamo abituati, noi amici delle sue parole scritte – noi che lo conosciamo da decenni e continuiamo a stupirci (ma non piú tanto) della sua fedeltà alla misura, alla oraziana ratio che diventa metodo di osservazione e descrizione della natura umana e dell’ambiente in cui questa si manifesta e cerca di perpetuarsi. Nel gioco logico dello spostamento dei piani espressivi, capita però, a volte, che quella misura vada persa, e ci si trovi spaesati, oltre la dimensione che conosciamo.
Amerigo ci accompagna nella sua narrativa come quando portava in giro una classe per musei e luoghi di grande interesse: guardate e ricordate... Ci sono luoghi nella vita (e lo sa bene, l’autore di Luoghi) che si mantengono nella memoria privata o appartengono a quella collettiva: tutti hanno qualcosa da ricordarci ed è giusto che ci si faccia attenzione. A volte, facendo attenzione, si può evitare di attraversare per la seconda volta un luogo inospitale, si può evitare di incontrare per la seconda volta qualcuno che ci ha fatto del male; anche se – si sa – guarire dal masochismo è difficile, e l’uomo è l’unico animale che inciampa due volte nella stessa pietra!
Vuol dire – Amerigo – abituatevi alla vita com’è, e non fatevi imbrogliare dalla vita come la vorreste: meglio non avere troppi grilli per la testa, poiché al risveglio si trasformano in cicale e quelle – si sa – cantano senza voglia di lavorare... La morale della favola in questi nuovi racconti di Amerigo Iannacone sembra essere la vecchia morale dell’ostrica, ma in piú si avverte una cresciuta amarezza che va oltre la stessa oraziana capacità di sopportazione: qui si coglie inevitabile e cattivo il passo del tempo che incalza, e nello specchio (quello fisico nel quale «ogni primavera rimanda un’immagine che ha una ruga in piú» e quello ideale in cui ciascuno vorrebbe almeno potersi guardare senza vergognarsi) si legge il costante rischio del degrado e del fallimento. “Il salice piangente”, la “voragine” sotto i piedi, la “macchia nera” che inghiotte... sono allusioni terribili, avvisi di cui tenere conto.
C’è tempo, certo, ma – si sa – chi ha tempo non lo perda; prendiamoci per mano allora, e andiamo insieme, insieme agli amici (che dobbiamo imparare a conservare), verso il minimo traguardo che la vita ci concede: un momento di serenità va gustato, un incontro, un piccolo successo... eppure, inguaribilmente – ed è questo il cruccio dell’autore di questi racconti, sospesi tra descrizione e premonizione –, pensiamo ad altro, ci perdiamo nel potrebbe essere e nel magari capitasse, «Mentre la nostra favola si avvia alla conclusione».
Giuseppe Napolitano