Vai al contenuto

L’inebriante profumo delle zagare

  • Titolo
  • L'inebriante profumo delle zagare
  • Autore
  • Francesco Bruno
  • Collana
  • Perseidi
  • Pagine
  • 112
  • Prezzo
  • € 10,00

È l’amico Maurizio Zambardi che mi ha fatto conoscere l’autore di questo libro. A Maurizio mi lega un’antica cordiale amicizia, che si basa anche su quella che è reciproca stima. Con lui abbiamo collaborato in numerose iniziative di carattere culturale e inoltre dalla nostra collaborazione sono nate anche diverse pubblicazioni.
Anche tra Maurizio e Francesco Bruno, colleghi do-centi nella stessa scuola di Isernia, è nata una cordiale amicizia e per la proprietà transitiva dell’amicizia posso dire che siamo diventati amici anche Francesco ed io. E così Francesco mi ha portato in lettura il suo manoscritto (ma oggi dovremmo parlare di file) che io ho letto volentieri, trovandovi un racconto spedito e gradevole. È una narrazione che sta tra la memoria personale, il racconto e la cronaca, dove l’io narrante è ben riconoscibile nell’autore, sia pure con qualche tratto dove di proposito l’autore diversifica da sé il personaggio.
Il racconto ci porta nel periodo che va, grosso mo-do, dagli anni sessanta del secolo scorso ai giorni no-stri e fa rivivere l’infanzia del protagonista nella Sicilia di mezzo secolo fa, tra gli aranceti, col “profumo delle zagare” e i giochi infantili e poi il cinema, dove Francesco per qualche settimana ha fatto anche, insieme ala fratello, l’operatore, come il protagonista del Nuovo cinema Paradiso. Seguono poi, in età giovanile e adulta, i numerosi viaggi in Italia e nel mondo. E ogni viaggio è l’occasione per descrivere i luoghi visitati e per riportare aneddoti a volte curiosi.
E cosí il racconto ci porta “In giro per l’Italia”, come titola il secondo capitolo, e passiamo da Genova a Napoli, a Firenze, dove si consuma «la famosa bistecca alla fiorentina ricavata dal taglio, compreso l’osso, della lombata di vitellone non castrato con meno di due anni», a Venezia, a Napoli, dove «sembrava di essere nel racconto Il ventre di Napoli, scritto alla fine dell’800 dalla giornalista e scrittrice Matilde Serao».
Poi viene Montecarlo, poi il Canada e le Cascate del Niagara e gli Stati Uniti con un viaggio in pullman di «sedici ore di fila, di cui sei nei deserti del Nevada, tra canyons meravigliosi».
E poi l’Australia, da Adelaide a Melbourne a Can-berra, città «creata, ex novo per essere la capitale (non potendosi decidere gli australiani su quale scegliere tra le altre grandi città già esistenti)».
E l’Ayers Rock , «il piú grande monolite esistente (Urulu per gli aborigeni). Si tratta di una enorme roccia a forma di panettone, posata su una grande pianura desertica».
Ma c’è sempre il ritorno alla sua Sicilia e al profu-mo «inebriante e quasi pungente delle zagare», quel profumo intenso, che, scrive Bruno, «unito alla gioventú di allora, mi è rimasto impresso nella mente per sempre».
Dalla Sicilia si parte e alla Sicilia si ritorna, perché la Sicilia è bella e perché è l’amata terra madre.
Venafro, 8 maggio 2016

Dalla prefazione di Amerigo Iannacone

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *