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  • Autore
  • A.A.V.V.
  • Titolo
  • Da un popolo ad una nazione
  • Pagine
  • 64
  • Anno
  • 2011
  • Prezzo

Verbale della giuria

La Giuria del Premio Nazionale di Poesia “Per non dimenticare” - dedicato quest’anno al 150° anniversario dell’Unità d’Italia, “Da un Popolo a una Nazione”, si è riunita il giorno 8 marzo 2011, alle ore 19,00, nei locali del Comune di Coreno Ausonio per esaminare gli oltre 100 testi partecipanti al Concorso. Insieme con il Presidente Tommaso Lisi, erano presenti Domenico Adriano, Maria Benedetta Cerro e Amerigo Iannacone.
Dopo aver constatato il consistente numero dei partecipanti e il buon livello letterario delle opere presentate, la Giuria ha fermato la sua attenzione sui seguenti autori:
Simona Aiuti (Alatri - Frosinone), Sabrina Balbinetti (Roma), Francesca Barone (Ceppaloni - Benevento), Fabiano Braccini (Milano), Franca Calcabotta Sirica (Monza), Alberto Canfora (Roma), Antonio Chiades (Pieve di Cadore - Belluno), Rosamaria Coreno (Coreno Ausonio - Frosinone), Dalia Iarussi (Terni), Serena Modena (Cavarzere - Venezia), Tiziana Monari (Prato), Giuseppe Quirino, (Coreno Ausonio - Frosinone), Alvaro Staffa (Roma), Lenio Vallati (Sesto Fiorentino), Veronica Vercellone (Cigliano - Vercelli), Rodolfo Vettorello (Milano), Anna Maria Villani (Brindisi).
In un secondo tempo l’esame della Giuria si ristretto ai seguenti nomi: Sabrina Balbinetti (Roma), Fabiano Braccini (Milano), Franca Calcabotta Sirica (Monza), Alberto Canfora (Roma), Dalia Iarussi (Terni), Serena Modena (Cavarzere - Venezia), Giuseppe Quirino (Coreno Ausonio - Frosinone), Veronica Vercellone, Cigliano (Vercelli), Rodolfo Vettorello (Milano), Anna Maria Villani (Brindisi).
La Giuria ha infine deliberato di assegnare il 1° Premio Nazionale di Poesia “Da un popolo a una nazione” di € 300,00 alla poetessa Franca Calcabotta Sirica (Monza), per la poesia “Sussurro il tuo nome”, nella quale, come suggerisce il titolo, la poetessa “sussurra” il nome dell’Italia attraverso le vicende leggendarie e storiche della nostra Patria, ma lo fa con un “sussurro” tutt’altro che fievole e fuggevole, caratterizzato com'è da un linguaggio suggestivo nella semplicità delle immagini e incisivo nelle parole appropriate ed evocative.
Il secondo premio di € 200,00 al poeta Alberto Canfora (Roma) per la composizione “Banniera” nella quale commozione e amarezza, ironia e sarcasmo risultano cosí trasparenti e convincenti da rendere superflua la traduzione del dialetto romanesco, dall’autore comunque e doverosamente fornita.
La Giuria infine assegnando il 3° premio di € 100,00 a Veronica Vercellone, alunna di terza media dell’Istituto Comprensivo di Cigliano (Vercelli), per il testo “Pensiero autobiografico” ha inteso riconoscere insieme alla stupefacente facoltà visionaria e di sintesi della ragazza, la straordinaria iniziativa della sua scuola di appartenenza: quella, cioè, della creazione di un progetto didattico di scrittura che, ispirato e organizzato dalle professoresse Francesca Perini, Simona Ravetto e Federica Pegorin, ha coinvolto e impegnato per settimane tutti i ragazzi delle tre classi di scuola media.
La Commissione giudicatrice, poi, a conclusione della seduta, ha voluto esprimere il piú vivo ringraziamento al Sindaco di Coreno Ausonio Domenico Corte, all’Assessore alla cultura Francesco Lavalle e al coordinatore degli eventi Gianfranco Onairda.

  • Autore
  • Amerigo Iannacone
  • Titolo
  • Prefazioni e postfazioni
  • Collana
  • Il Cormorano
  • Pagine
  • 174
  • Anno
  • 2010
  • Prezzo
  • € 16,00

Molte delle cose che ho scritto e delle traduzioni che ho fatto sono andate perdute nel tempo o sono disperse tra le montagne di carte che si accumulano a casa mia. Non sarà stata una grande perdita per l’umanità, ma a me un po’ dispiace ed è anche per questo che ho voluto raccogliere in questo volume le prefazioni e le postfazioni che ho scritto nel corso degli anni. Ne manca solo qualcuna. È annotato quando si tratti di postfazioni, note critiche, quarte di copertine. Se nulla è annotato, si tratta di prefazioni.
Devo precisare che la prefazione a Antonio Giordani è stata scritta insieme a Ida Di Ianni e quella al Dizionario Sampietrese insieme ai coautori Antonietta Perrone e Maurizio Zambardi.
Ho ritenuto di inserire anche le prefazioni ai miei libri Dall’Arno al Tamigi e Sera e l’ata sera e l’introduzione al Piccolo manuale di Esperanto, non per megalomania ma perché vi sono espressi dei concetti che ritengo significativi.

Amerigo Iannacone

  • Autore
  • AA.VV.
  • Titolo
  • Premio Una fiaba per te 2010
  • Collana
  • Premio Una fiaba per te
  • Pagine
  • 116
  • Anno
  • 2010
  • Prezzo
  • € 15,00


Non perdiamo di vista il bello, il giusto, il buono

Il calo dei partecipanti a questa quarta edizione del Concorso “Una fiaba per te”, probabilmente casuale, forse fisiologico (alcuni fedeli concorrenti potrebbero aver esaurito negli anni le cartucce migliori), invita comunque a riflettere: può darsi che il mondo non voglia piú ascoltare favole? Può darsi che troppe se ne debbano sentire da chi invece avrebbe il dovere di parlare concretamente… può darsi che si preferisca ormai parlare chiaro a chi nemmeno ha piú le orecchie per intendere.
Di fiabe, invece, abbiamo ancora bisogno, se è vero che il passato è il fondamento della nostra cultura e quindi della nostra stessa esistenza; e se è vero che la memoria del passato è custodita spesso proprio dalle narrazioni favolistiche, custodi della sapienza popolare di un tempo, alla quale conviene comunque rifarsi per evitare fughe in avanti a sensazione, le quali troppo spesso – è dimostrato – non portano dove avremmo voluto. Nella favola, invece, possiamo trovare una dimensione umana (esaltata di solito nel confronto e nello scontro con l’imprevisto, il magico, il sogno) che ancora ci dà la misura del nostro essere, del nostro stare qui, oggi – ed è con questo che bisogna fare i conti. Perché, per andare avanti, è meglio, è senz’altro piú produttivo sapere da dove si viene, piuttosto che sognare dove si vorrebbe andare (peggio: farsi portare dove ci vorrebbero portare, dove le immagini sono solo immagini e non hanno sostanza dietro, la sostanza che invece nutre le favole, intrise del buon senso di un’intera civiltà).
I lavori presentati quest’anno al Concorso “Una fiaba per te” – malgrado siano apparsi nel complesso meno convincenti rispetto agli anni precedenti – hanno proposto comunque diversi interessanti spunti tematici; costringendo la Giuria ad un attento lavoro di vaglio per decidere come assegnare i premi previsti.
La tendenza all’apologo permane piuttosto forte: parecchi autori si soffermano a ragionare di come potrebbe andare il mondo, proponendo soluzioni moraleggianti. Trova quindi spazio la favola ecologica e fantapolitica, come pure quella – diretta forse piú a lettori in formazione – che invita a cogliere nel mondo circostante l’attiva presenza di creature amiche (e l’intento pedagogico – “de te fabula loquitur”, dicevano gli antichi – è un carattere che va sempre tenuto presente). Il tema dell’amore, della vittoria dei buoni sentimenti sulle difficoltà dell’esistenza, è pure ben presente. Gli animali, come si conviene, sono spesso protagonisti, come i bambini con il loro stupore e le difficoltà di crescere e le prove da superare in un ambiente ostile. In qualche caso, si può cogliere netta la derivazione dai modelli classici, piú o meno assimilati ma necessariamente riproposti proprio perché vi si ritiene espressa una verità sempre valida.
Si avverte in definitiva l’esigenza (e la conseguente ricerca) del bene – e questo è già un indice caratterizzante; ma discutere su come debba intendersi oggi la scrittura favolistica, su quali debbano essere i criteri per valutare di una scrittura narrativa l’elemento fiabesco, sul messaggio che da quella dovrebbe emergere… tutto questo lascia il tempo che trova in simile contesto operativo: nel valutare i lavori pervenuti a concorso, si è inteso riconoscere il valore della scrittura piú che le componenti specifiche del genere (anche se il giudizio della Giuria ha tenuto conto delle qualità linguistico-espressive dei testi pervenuti, ma pure della loro forza di testimonianza, della volontà di schierarsi dalla parte del bello, del giusto, del buono – non è parso poco e tale sforzo soprattutto si è voluto premiare).

Giuseppe Napolitano

  • Autore
  • Amerigo Iannacone
  • Titolo
  • Parole clandestine
  • Collana
  • I Colibrì
  • Pagine
  • 56
  • Anno
  • 2010
  • Prezzo
  • € 8,00

Originale e calzante l’idea di identificare il poeta come il clandestino della parola.
D’altronde in un tessuto sociale transnazionale oramai da tempo immemore monopolizzato, nell’attenzione, dalla produttività, dal consumismo, dall’interesse quotidiano per i costi del petrolio in dollari per barile, dal confronto – quotidiano anch’esso – dei valori monetari delle Borse, da Londra a Hong Kong, da Milano a Tokio, e cosí via, cos’altro può apparire la poesia, se non il grido di disperati, ammucchiati a bordo di un malandato gommone rigonfio di utopie, sballottolato fra le onde alla deriva?
Rari nantes – i poeti – in gurgite vasto.
E basterebbe questa sola suggestiva intuizione posta in esordio di volumetto a legittimarne la pubblicazione. Ma le pagine a seguire non sono da meno. Sfogliandole, ci si imbatte in altre liriche (quarantatré in tutto) dense di motivi esistenziali, che si avverte a lungo rimuginati da una mente avvezza all’autoanalisi. Ed è difficile, molto difficile trovarne una che non sollevi un interrogativo, che non insinui una riflessione. Che non susciti, insomma, un interiore turbamento dai contorni – se si vuole – indefiniti ma bastevoli a scalfire opinioni comuni, a riaprire discorsi interrotti, a ridiscutere quelle che si ritenevano inoppugnabili certezze.
La maturità poetica, che sembrava in Iannacone aver già toccato nelle ultime raccolte il punto di massima espansione, vieppiú s’approfondisce con Parole clandestine, dove ogni parola – appunto – ogni concetto, ogni immagine si affina in un distillato linguistico-espressivo, per trasparenza, essenzialità e “sapore” avvicinabile alla purezza sincera delle grappe.
La veste formale della silloge conferma, nell’autore, l’opzione per un impianto metrico svincolato da schemi tradizionali, o comunque rigidamente prefissati. E tuttavia non rompe i ponti con la poesia buona d’altri tempi, della quale sono tenuti in apprezzabile riguardo tanto la scansione degli ictus – unico antidoto alla sciatteria prosaica – quanto il gioco, gradevole, di assonanze, di consonanze, e – quando capita – della stessa rima.

Aldo Cervo

  • Autore
  • AA.VV.
  • Titolo
  • Premio Una fiaba per te 2009
  • Collana
  • Premio Una fiaba per te
  • Pagine
  • 148
  • Anno
  • 2009
  • Prezzo
  • € 14,00


Partecipare alla creazione di un sogno

«In questi giorni di vetrinette per tutti e serietà per pochi, fa bene accorgersi che la parola scritta ancora vuole (e si prende) i suoi spazi… il concorso merita di avere una seconda edizione ed altre ancora, per offrire nuove possibilità di emozionarsi a chi scrive e a chi legge favole di oggi, a chi ogni tanto sa fare a meno del perenne teatrino delle immagini videotrasmesse e preferisce sognare sulle ali della fantasia, quella piú difficile, quella che le immagini le fa nascere dal gioco delle parole»: cosí nella premessa all’antologia dell’edizione 2007 del Concorso “Una fiaba per te”, organizzato dall’associazione culturale “Ad Flexum” di S. Pietro Infine. Intanto è arrivato il centenario del Futurismo, e sta per arrivare il centenario di una sconsolata affermazione di Umberto Saba: “è tempo che i poeti facciano la poesia onesta”, affermazione ahimé sempre attuale. Insomma, noi che crediamo nelle favole, nella parola che ce le racconta e ci porta (o perfino ci prende) in giro, nella fantasia che non si vergogna di canzonare la realtà perché si possa riflettere su entrambe – e accorgersi di quanto siano “vere” certe invenzioni (e quanto siano fasulli per contro certi modelli che ci offre la realtà dei nostri giorni) – a noi fa piacere che ci siano tanti scrittori i quali hanno voglia di misurarsi con un genere antico, a torto ritenuto solo per bambini…
Dunque, siamo ancora qui: la terza edizione del Concorso “Una fiaba per te” va in archivio con questa pubblicazione dei testi migliori… Ancora una volta, quanta fatica per decidere il migliore, i migliori, per decidere chi eliminare alla fine dalla rosa dei selezionati… Anche se (va detto proprio per onestà) quest’anno è leggermente calato sia il numero dei partecipanti sia il livello medio dei testi pervenuti: non mollate! viene da dire, agli scrittori di storie, a coloro che hanno partecipato alle prime due edizioni e si sono (speriamo solo un po’) seduti a riposare. Il mondo ha bisogno di favole vere, di favole oneste! E quante invece siamo costretti a leggerne, di aspiranti principi e principesse (piú queste, in verità), e di maghi e streghe e orchi e fate che offrono e poi strappano sogni! È un mondo di immagini, il nostro, poco amante di belle parole, delle belle parole che davvero fanno vivere i sogni.
Noi siamo qui ad ascoltare le parole oneste di chi vuole illuderci che il sogno è possibile, noi pensiamo che abbiano ragione coloro che – partecipando a questo concorso – hanno voluto mostrarci un orizzonte,  magari “finto”, oltre la siepe, oltre i confini della realtà, o immediatamente prima di quei confini, dove cioè il reale sta per confondersi con la fantasia ma conserva ancora i connotati del possibile. Vogliamo conservare la speranza che si possa guardare dentro di noi leggendo una storia inventata, che però sappia di noi come siamo, come ci hanno insegnato altri a conoscerci. Vorremmo anche la speranza che le storie raccontate ci parlino di un mondo onesto e vero, dove i buoni sentimenti siano quelli buoni e dove i cattivi abbiano le botte e finiscano in guardina… ma questa sí, questa è una favola che non si può raccontare.
Non è il caso (come pure si sottolineava in quella già citata “premessa” del 2007) di sottilizzare sulle caratteristiche “tecniche” alle quali una “fiaba” dovrebbe rispondere: ci si può contentare, se lo spirito è nuovo, anche di “variazioni sul tema” – comunque interessanti e coinvolgenti. Accontentiamoci allora di “Una fiaba per te” e ringraziamo l’intuizione di Maurizio Zambardi e dei suoi amici di S. Pietro che hanno avuto l’idea di proporre un premio alla fiaba. Nel panorama vastissimo dei concorsi letterari non c’è molto spazio per la narrativa favolistica, e va riconosciuto il merito all’Associazione “Ad Flexum”.
Noi della giuria, abituati per mestiere e per passione a leggere e leggere di tutto, ci saremmo rilassati volentieri nella lettura di testi semplici e discorsivi tipo “c’era una volta”… ma abbiamo trovato improvvise e impreviste aperture liriche, improvvise e impreviste impennate retoriche. Nelle fiabe pervenute a questa terza edizione del Concorso abbiamo colto molte buone capacità espressive e narrative, alcune ardite costruzioni di personaggi e situazioni, perfino qualche ammicco a generi di moda come il “noir” (del tipo “e morirono tutti felici e contenti”) – ma in definitiva abbiamo potuto apprezzare la precisa volontà di partecipare alla creazione di un sogno, quello che vede la parola protagonista, la parola capace di rappresentare e alludere, di far danzare la mente sull’onda di un viaggio oltre i confini del dicibile. E parecchi dei concorrenti hanno toccato questo traguardo – e non è poco.

Giuseppe Napolitano

  • Autore
  • Amerigo Iannacone
  • Titolo
  • Luoghi
  • Collana
  • I Colibrì
  • Pagine
  • 50
  • Anno
  • 2009
  • Prezzo
  • € 6,00

Quasi una dedica

Se non temessi di sembrare presuntuoso sarei tentato di definire questa raccolta di versi la mia geografia poetica. Io non sono mai stato alle Maldive, né alle Hawaii, né a Sharm El Sheik, né in altri luoghi esotici. Conosco poco i posti frequentati dai turisti (e non soltanto perché non me lo consente il magro bilancio familiare, ma anche per scelta). Conosco luoghi appartati e poco noti, luoghi spesso modesti, lontani dai flussi turistici: Caiazzo, Gallinaro, Agnone, Cerro al Volturno, Esperia, Macchiagodena, Tora e Piccilli, e tanti altri piccoli centri, che mi è capitato di frequentare quasi sempre per via di un poeta o di uno scrittore. E su questi luoghi talvolta mi sono sfuggiti dei versi che, se anche probabilmente non raggiungono un alto valore né poetico, né etico né estetico, vanno intesi come un omaggio al paese e agli amici che vi abitano.

Amerigo Iannacone

  • Autore
  • AA.VV.
  • Titolo
  • Premio letterario Macchia d'Isernia 2008
  • Collana
  • Premio letterario Macchia d'Isernia
  • Pagine
  • 100
  • Anno
  • 2008
  • Prezzo
  • € 12,00

È sorprendente come da un minuscolo centro di provincia di una minuscola regione, possano partire tante iniziative culturali, di notevole livello, che raggiungono tutte le regioni italiane. Allorché si ha modo di conoscere il Sindaco e l’Assessora alla Cultura, che è lei stessa poetessa di valore, quando si incontra la loro sensibilità e la loro voglia di fare, un po’ si può capire. Ma non c’è solo questo. Ci deve essere qualcosa nei geni della gente, o forse c’è qualcosa nell’atmosfera, o è il fascino di una terra, aspra e gentile al tempo stesso, e la cordialità della gente.
Il Premio Letterario “Macchia d’Isernia”, alla sua terza edizione, è divenuto, oltre che un evento atteso e apprezzato, anche un punto di riferimento culturale per la zona e non solo. E questo è un risultato certamente importante e significativo. Ma c’è dell’altro.
Qual è la funzione di un Premio Letterario? Se n’è parlato e se ne parla spesso – talvolta a sproposito, talvolta con spazi di perplessità – e le risposte possono essere molteplici. Senza voler accampare pretese di nostri meriti particolari, si può dire che un Premio come questo – limpido e onesto – può dare la possibilità a chi ha la passione per la scrittura e che abbia delle qualità, di farsi conoscere in un ambito piú ampio e gli dà un incoraggiamento concreto oltre che un segno di solidarietà in un campo dove ci si sente spesso soli. Gli dà cioè un segno di riconoscimento del valore della sua opera, riconoscimento che non sempre il mondo in cui viviamo è disposto a concedere.
Lo scrittore e il poeta, tra gli altri meriti, hanno un ruolo insostituibile in campo linguistico, in una società in cui la lingua diventa sempre piú scialba, sempre piú anonima, sempre piú piatta. Fa scuola la televisione e alla televisione fa scuola la piazza o viceversa. Lo scrittore e il poeta rivestono l’insostituibile ruolo di chi “calmiera”, per cosí dire, la lingua. Essi trovano e mantengono quel sottile equilibrio tra il banale e il reboante, tra l’arcaico e l’usurato, tra l’accademico e il burocratico, oltre che ricercare e conservare la ricchezza della lingua, e di una lingua bella ed eufonica come l’italiano in particolare. Un premio serve anche incoraggiare le giuste scelte linguistiche e a perorare l’uso migliore della lingua.
Per altro verso, un Premio Letterario può portare un piccolo centro come Macchia d’Isernia all’attenzione del mondo delle lettere e a richiamare scrittori e poeti, che ne potranno lasciare traccia nei loro scritti. E comunque anche quest’antologia è qualcosa di concreto che rimarrà nelle biblioteche.
Il lettore vi troverà racconti e poesie di grande effetto, degni di comparire in tutte le antologie a fianco dei nostri migliori autori del Novecento.
Un rammarico che ci portiamo appresso, noi membri della Giuria, è quello di non aver potuto premiare – e per l’economia delle pagine di questo volume, neanche segnalare – testi, sia racconti sia poesie, che davvero meritavano di essere portati all’attenzione dei lettori. Già negli anni scorsi abbiamo avuto modo di leggere opere di notevole valore letterario, ma quest’anno le opere valide – pur nella diversità degli stili e dei contenuti – erano davvero molte, direi la maggior parte. La scelta è stata per noi difficile. E questo, se da un lato ci imbarazza, dall’altro ci deve inorgoglire per l’attenzione che dedicano al Premio “Macchia” scrittori e poeti di talento.

Amerigo Iannacone

  • Autore
  • Amerigo Iannacone
  • Titolo
  • Mater
  • Collana
  • L'albatro
  • Pagine
  • 32
  • Anno
  • 1995
  • Prezzo
  • € 6,20


FORSE UN GIORNO

Forse un giorno senza tempo
in un salotto senza pareti
con cuscini di nubi
e fiori di stelle
staremo ancora insieme.
Ci sarà tua madre, mia nonna,
che mi dava, bambino,
zuccherosi fichi secchi
(non c'era dolce migliore),
o tirava fuori dall'ampia gonna
arricciata qualche prezioso spicciolo,
ci sarà tuo padre, mio nonno,
che ricordo imponente
coi suoi baffi a manubrio,
e l'altra nonna,
piena di attenzioni
e di calore,
e l'altro nonno,
il mastro scalpellino,
che non conobbi mai
e sempre amai.
E molti troveremo
che avevamo perduto.
E non avremo piú
quelle incombenze,
gli inutili problemi,
che accentuano il dolore,
distraggono le coscienze
e velano l'amore.

Poesia tratta dalla raccolta

L’autore, Carlo Felice Dell’Omo, con questa raccolta di poesie ha voluto dar suono e melodia alle sue voci piú interne, quelle che nessuno mai ha potuto udire e comprendere.
È un rincorrere la speranza quella di “Vanna”, Dell’amore, della vita, quella della fantasia, ma “non la pazzia”, “fa volar lontano” sospinta dalla forza del vento.
È un cammino, guidato dai pensieri piú completi che comprendono i sentimenti, le ideologie, le fedi, le scienze... e che condurrà l’autore, “attraversando da solo i muri dei tempi e dei pianti”, “alla ricerca del tempo perduto”, poiché vissuto solo come “amico della sofferenza” e “figlio dell’indifferenza”.
Ma, quel “grido coperto dal silenzio intorno” e riscaldato “dal gelo della solitudine” vive desiderando la compagnia di chi ha il tempo, la sensibilità e la capacità di soffermarsi ad ascoltare le proprie voci.

Sonia Zuccarelli

Questo è un libro edificante, perché edificante è la figura di Mario Cerilli. E in un tempo di dissacrazione e di trasgressione, e talvolta di derisione, delle regole, credo di alternative positive si avverta la necessità.