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- Autore
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La rondine innamorata |
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Rosario Stabile |
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Colibrì |
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80 |
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2016 |
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€ 10,00 |
Già l’inizio di questa raccolta esprime particolare positività e gioia. Rosario apre il suo primo racconto con l’arrivo della primavera. È ben noto che la primavera è sinonimo di risveglio e di rinascita, espressi in questo caso con parole studiate semplici e poetiche allo stesso tempo: «Il periodo piú bello dell’anno è la primavera, quando arrivano le belle giornate, sbocciano i primi fiori, fioriscono gli alberi, gli uccelli con il loro cinguettio colorano il cielo di festa». I primi personaggi che incontriamo sono il principe e la rondine, che dà il titolo all’intera raccolta.
Velatamente sembra che Rosario voglia autoidentificarsi a volte nell’uno a volte nell’altra. Il principe, come Rosario, è circondato sempre da tante persone (che nel caso del principe sono i membri della servitú, nel caso di Rosario la famiglia e gli amici). Nonostante ciò, ci sono giorni in cui si sente solo. Ma supplisce a questa solitudine una gioia: la compagnia di un amico speciale: un tenero animale. Questo accade ne “La rondine innamorata”, ma anche nella quotidianità di Rosario. Nella storia, la sua spiccata sensibilità e il suo innato affetto fanno diventare subito il principe e la rondine amici, con spontaneità. Cosí come nel racconto “Io e Asia” saranno Rosario e il pastore tedesco Asia a diventare presto amici. E ancora nel racconto “Pedra e lo spirito del lupo”, quando il giovane Erik si avvicinò per la prima volta a Pedra e lei «affettuosamente gli leccò la mano, come a volerlo accarezzare». Subito «il nonno gli spiegò che con quel gesto Pedra aveva scelto il suo migliore amico e che [...] il giovane doveva ritenersi molto fortunato, perché di tanti cani quello era in assoluto il piú intelligente e affettuoso». Oppure nel racconto “A Stella e Luna, inseparabili amiche”, quando il piccolo Matteo si trova a dover scegliere un gattino, sceglie la dolce micetta Stella come sua migliore amica, a cui ben presto si aggiunse un’altra amica, la cagnolina Luna. Cosí avviene anche in “Leo, amico di una vita”, appunto, in cui il gattino Leo «occupa un posto speciale» nel cuore di Rosario. E ancora in “Cettina” dove Rosario afferma: «Era la migliore amica che si potesse desiderare a volte anche meglio di tante persone». E spesso usa parole che indicano emozioni o sentimenti riferiti ad animali. Ad esempio nel racconto “Io e Asia” troviamo affetto, bontà, tristezza, sofferenza, prontezza a difendere chiunque si trovi in difficoltà... O nel racconto “Il sogno” scrive che tra gli animali «regnavano pace, fratellanza e smisurato amore per il prossimo» e che una loro caratteristica innata era l’accoglienza degli ospiti. O ancora nel racconto “A Leo, amico di una vita” il suo «piccolo batuffolo di pelo grigio» è affettuoso, dolce, tenero e soffre, quando Rosario non è con lui.
Rosario nell’arco della sua vita ha avuto davvero tanti amici a quattro zampe (o a due zampe e due ali). Lui stesso scrive: «La mia casa ha ospitato cani, gatti, criceti, tartarughe, un merlo indiano, canarini», animali che nella relazione privilegiata con Rosario diventano per lui quasi persone. All’inizio del racconto “A Leo, amico di una vita” Rosario giungerà persino ad affermare di credere che anche gli animali hanno un’anima, anzi, secondo Rosario hanno piú diritto loro di averne una, rispetto a «quelle persone che li odiano e fanno loro del male, maltrattandoli o abbandonandoli per strada».
Già nel primo racconto si evince la purezza dei sentimenti di Rosario. Quando al castello giunge la bellissima principessa e il principe se ne innamora, la rondine non si rattrista, né esprime in alcun modo gelosia, anzi «era felice per il suo amato perché finalmente non sarebbe stato piú solo» e persino in punto di morte trova motivo di gioia: «Emise il suo ultimo canto e fu il piú bel canto di tutta la sua vita. Fu felice di morire tra le mani del suo amato principe».
Questo saper cogliere il bene in ogni episodio, occasione, avvenimento che la vita può presentare, anche in quelli apparentemente tristi, infelici, dolorosi è una caratteristica che consente l’autoidentificazione di Rosario – che per altri aspetti nella stessa storia si autoidentifica nel principe – nella rondine.
L’amore di Rosario per gli animali si esprime, toccando un apice, nel secondo racconto che inizia proprio dicendo che «chi ama davvero i cani, li ama tutti, non solo quelli di razza pura». E questo la dice lunga sulla personalità di Rosario. Per esprimere liberamente il suo punto di vista, cede la parola al suo orsacchiotto che nel racconto “Il sogno” dice: «Vedi perché noi viviamo in pace e armonia? Non ci arrabbiamo mai, se qualcuno ci fa del male lo perdoniamo. Ci perdoniamo a vicenda, qui la parola “guerra” non esiste nemmeno. Noi non abbandoniamo mai un amico, soprattutto se è in difficoltà e non critichiamo quello che fanno gli altri perché siamo impegnati solo ad amarci e rispettarci, cose che voi umani fate molto raramente». Anche se questa visione può apparire pessimista, Rosario non manca di lasciar presto spazio alla speranza. Infatti la sua stessa presenza nel “pianeta degli animali” e la garanzia della sua adesione a quelle regole, nonostante sia un uomo, stanno a significare che le eccezioni esistono. Subito dopo, a conferma di quanto appena detto, Rosario nel sogno chiede all’orsacchiotto di «farlo restare lí con loro per sempre». Ma l’orsacchiotto gli risponde: «Purtroppo non si può, tu sei un umano, il tuo posto è sulla terra, anche se lí ci sono molti problemi è bello viverci lo stesso e amerai gli animali che sono stati mandati laggiú». L’orsacchiotto de “Il sogno” non è l’unico animale a prendere la parola. Anche Leo, il gattino «piccolo batuffolo di pelo grigio» di Rosario, mentre lui studiava, si esprimeva talmente bene attraverso i suoi gesti che sembrava quasi volergli dire: «Basta compiti, adesso gioca con me!». E ancora Cettina, la gattina dell’omonimo racconto a detta di Rosario «aveva davvero qualcosa di speciale, aveva una particolare sensibilità, quasi umana secondo me, se ne stava per molto tempo seduta sul tavolo di fronte a me e mi guardava con uno sguardo intenso, come se volesse parlarmi, poi c’erano alcuni suoi gesti che ti lasciavano senza parole».
Nei racconti di Rosario incontriamo sia animali reali che Rosario ha conosciuto, sia animali frutto della sua immaginazione. In tutti i casi però le descrizioni sono sempre puntuali. In generale nella sua scrittura i ricordi dei dati sono estremamente precisi. Nel racconto “Pedra e lo spirito del lupo”, ad esempio, la principale caratteristica del lupo è il coraggio, che lo porta a sentirsi responsabile come guida del branco e sempre pronto a difenderne e a proteggerne i membri. Allo stesso modo ogni animale descritto da Rosario ha delle proprie caratteristiche. La speranza e la positività sono il “filo rosso” che percorre tutti i racconti di Rosario. Nulla può ostacolare la speranza. Ne è esempio simpatico il racconto, in cui Stella e Luna, una gattina e una cagnolina crescono come due sorelle, allattate dalla stessa mamma. Luna era stata abbandonata ancora cucciola, ma Tommasina, la gatta mamma di Stella e di altri quattro gattini, non ha esitato ad adottare un sesto cucciolo, che altrimenti da solo non ce l’avrebbe fatta a sopravvivere. E Rosario fa dire al padroncino Matteo, a mo’ di sentenza: «Cane e gatto? Chi l’ha detto che non si può?». E Tommasina non è l’unica mamma gatta a tempo pieno, c’è anche Cettina, la gattina protagonista dell’omonimo racconto, che, oltre ad essere «una mamma premurosa» con i suoi piccoli, tanto che Rosario afferma: «Non avevo mai visto una gatta cosí dolce e attenta come lei», è una mamma che adotta tutti i cuccioli orfani. Rosario infatti scrive: «Era la madre di tutti i gattini abbandonati».
Sempre riguardo alla speranza, che in queste storie non muore mai, nell’ultimo racconto “Silvia e Tommy”, la piccola Silvia riesce addirittura solo con la forza del suo amore ad addomesticare una volpe, Tommy, nonostante l’incredulità di tutti coloro che la circondavano.
Non mancano nei racconti di Rosario temi di piú ampio respiro sociale. La monotematicità in queste storie, reali o inventate che siano, è solo apparente. In “Le avventure di Chicco”, ad esempio, Rosario affronta in maniera esplicita e diretta il tema dell’abbandono. Ma questo racconto è emblematico anche per molto altro. Infatti al suo interno contiene numerosi temi importanti e interessanti a livello umano e sociale: la solitudine degli anziani, le nipoti che accudiscono la nonna solo per l’eredità, la vita dei senza tetto, lo sfruttamento degli animali, l’eccesso di velocità, la crudeltà dell’uomo ed altri. E lo stesso racconto è emblematico anche per un’altra caratteristica propria dei racconti di Rosario: il lieto fine. Ogni “avventura” di Chicco finisce bene. Nei racconti di Rosario, durante lo sviluppo della trama, spesso si creano situazioni di pericolo o di suspense, ma alla fine tornano sempre equilibrio e armonia. E Rosario riesce sempre a trarre il positivo, da ogni circostanza. Cosí, un libro aperto con la rinascita della primavera si chiude (nell’ultimo racconto, “Silvia e Tommy”) con un patto di eterna amicizia tra due persone tra le quali non era mai corso buon sangue. Questo sta a denotare la persona di Rosario, sempre volto al positivo, sempre fiducioso nella speranza, sempre pronto a dimostrare che «nulla è impossibile».
Grazie Rosario per la tua testimonianza di vita.
Dalla prefazione di Chiara Franchitti